Sicuro?
Massimo Giannini, la sparata: "Mi sono battuto per Assange". Diluvio di sfottò (e occhio a Travaglio)
La nuova ossessione a sinistra, è cosa nota, risponde al nome di Elon Musk, mister Tesla, padrone di X - ex Twitter - e, soprattutto, braccio destro di Donald Trump (stando alle indiscrezioni rilanciate dal New York Times nelle ultime ore, Musk potrebbe avere un ufficio personale alla Casa Bianca).
E di Musk se ne parla a Otto e Mezzo, il programma condotto da Lilli Gruber su La7, la puntata è quella di martedì 14 gennaio. Ospiti in studio Marco Travaglio e Massimo Giannini. Quest'ultimo commenta un editoriale del collega, direttore del Fatto Quotidiano, editoriale nel quale si smarcava dai toni catastrofisti della sinistra su Musk. Ma la firma di Repubblica, ovviamente, eccepisce.
"Ho letto Marco Travaglio sul suo giornale e ho dissentito in radice - premette Giannini -. Perché anche io sono favorevolissimo alla massima libertà non solo sulla rete ma su tutti gli organi di informazione, questo è un fatto ovvio, persino scontato", spiega.
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"Anche io - riprende - mi sono battuto affinché non venisse estradato negli Stati Uniti e venisse liberato al più presto Juliane Assange, che per me era il singolo di quella libertà dell'informazione senza la quale le democrazie sono più povere. Ma qui è un'altra cosa", conclude Giannini. Ecco il punto è che la frase su Assange è stata notata da parecchi utenti su X, i quali hanno fatto notare come non si ricordi questa campagna in difesa di mister Wikileaks, campagna al contrario condotta in modo netto da Travaglio sul Fatto. Non a caso, quando Giannini dice la sua su Assange, la smorfia di Travaglio sembra tradire quel che, forse, pensa davvero. Ovvero, che nessuno, o quasi, ricorda la campagna di Giannini per Assange...