Il messaggio inascoltato
Oriana Fallaci capì la minaccia. L'hanno seguita in pochi
Il Cancelliere Helmut Schmidt all’indomani della rivoluzione islamista in Iran ad opera dell’ayatollah Khomeyni nel lontano 1979, lanciò un allarme che gli altri leader europei fecero cadere nel vuoto. Schmidt intuì che a Teheran si stavano ponendo le basi per destabilizzare l’intero medioriente e che da lì sarebbe partito l’ossigeno per dare fiato alle manifestazioni anti-occidentali da parte degli immigrati islamici. Il leader tedesco disse, con toni pieni di preoccupazione, che «era giunto il momento di cominciare a studiare il corano». L’unica voce di solidarietà giunse dall’Università di Princeton ed era dell’orientalista Bernard Lewis.
«Altro che libertà per il popolo iraniano- scrisse il professore sul New Yorker - Khomeyni lavora per instaurare una Repubblica teocratica e totalitaria». Oggi non se ne ricorda quasi nessuno anche perché le osservazioni di Schmidt e Lewis furono all’epoca liquidate dall’establishment politico ed accademico come timori avanzati da chi vive fuori della storia. Soltanto uno studioso di politica con cattedra ad Harvard comprese che quelle preoccupazioni avevano un riscontro nella realtà. Ne fu convinto al punto che avviò con i suoi collaboratori una linea di rigorosa ricerca scientifica sull’argomento islam-politica che portò nel 1996 alla stesura di una ricca monografia ,“The Clash of Civilizations”, (anticipata nel ’93 con un articolo su Foreign Affairs) in cui Samuel Huntington metteva in guardia circa i pericoli che avrebbero incontrato le società aperte dell’Occidente. Scriveva il professore: «Il vero problema non è il fondamentalismo come molti credono, ma l’islam in quanto tale. Una civiltà diversa le cui popolazioni sono convinte della superiorità della propria cultura e ossessionate dallo scarso potere di cui dispongono. In uno scenario dove emerge con forza lo sviluppo demografico dei paesi musulmani come si configurerà la convivenza fra le diverse civiltà?».
Non furono da meno, di lì a poco, gli allarmi lanciati dalla saggista Bat Ye’or, la quale parlò (seguita da Oriana Fallaci) di Eurabia e dei quattro caratteri distintivi dell’islamismo: anti-occidentale,anti-cristiano, anti-americano e anti-semita. Nel mondo universitaro americano ed europeo, con il politically correct imperante, si parlò di opere confuse e prive di spessore. Altroché. Dall’attentato alle Twin Towers del 2001 alle sanguinose azioni terroristiche compiute in molte città europee, dai crimini dei tagliagole fino agli orrori commessi su cittadini inermi, su donne e bambini il 7 ottobre 2023 in Israele dai terroristi di Hamas, le vittime si contano a migliaia. Nondimeno, occorre prendere atto che persiste, soprattutto in Italia, una debole percezione della minaccia che l’islamismo rappresenta.
In tal senso, risulta difficile essere smentiti se si scrive che la responsabilità di tutto ciò sia da riportare in capo ai tanti maîtres à penser che si sono prodigati nel corso degli anni per fornire un’immagine fuorviante e non realistica dell’islamismo. A costoro consigliamo la lettura di una delle ultime interviste rilasciate dall’antropologo ed etnologo Claude Lévi-Strauss. Egli dopo avere ricordato di essere stato sempre molto severo verso la cultura occidentale considerata aggressiva nei confronti delle altre culture, si era ricreduto, comprendendo di avere sbagliato. «Adesso ho l’impressione - riconosce - che il movimento si sia invertito e che la nostra cultura sia sulla difensiva di fronte alle minacce esterne e in particolare di fronte alla minaccia islamica. Di colpo mi sento etnologicamente e fermamente difensore della mia cultura». Ed è ciò che pensa l’ex leader del ‘68, Daniel Cohn-Bendit, il quale allontanandosi dal “buonismo” dei suoi ex compagni (ricevendo una valanga d’insulti) parla apertamente di invasione dell’Europa e di rischio di sostituzione culturale da parte degli immigrati musulmani. Del resto, il già citato Lewis sosteneva che nel giro di pochi decenni il Vecchio continente sarebbe diventato il “Nord del Maghreb”. La domanda che viene da farsi è la seguente: fino a quando la sinistra italiana con al seguito gli intellettuali di complemento continuerà a negare la realtà?
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