Penna rossa

Nicola Lagoia, il piagnisteo dopo la querela di Valditara: "Sono deluso, Meloni aveva aperto al dissenso"

Lo scrittore Nicola Lagoia querelato dal ministro Giuseppe Valditara per diffamazione. Il titolare dell'Istruzione lo cita in giudizio per quanto detto lo scorso 30 marzo a Che sarà, il programma di Serena Bortone su Rai 3: lo scrittore si era scagliato contro il ministro per un tweet che riteneva sgrammaticato, suggerendo di sottoporre Valditara, piuttosto che gli immigrati, al test di italiano.

E ora Lagioia viene ospitato sui quotidiani della galassia progressista, da La Stampa a Repubblica. E sul giornale torinese ecco che il suo contrattacco: "Davvero Valditara vuole vivere in un Paese in cui chi osa dire che un ministro scrive male deve pagare 20mila euro? Sarebbe orribile", la cifra si riferisce a quanto chiesto da Valditara come risarcimento.

Dunque, Lagoia indossa i passi del martire. Quando gli chiedono come abbia preso la querela, risponde: "Più che una querela l'ho trovata un'intimidazione civile. Il ministro mi chiede dei soldi per aver ironizzato su un suo tweet, tra l'altro sostenendo di avermi proposto una mediazione che non mi è mai arrivata". Quindi gli ricordano quanto avesse detto dalla Bortone, la frase nel mirino è la seguente: "Molti bambini stranieri probabilmente dimostrerebbero di padroneggiare l'italiano meglio di Valditara, che ha scritto un tweet totalmente sgrammaticato di cui anche lui stesso si è scusato. Se facessimo un test di italiano, molti di questi studenti lo passerebbero e il ministro lo fallirebbe". Gli chiedono se sente di aver esagerato e Lagioia risponde: "No, tra l'altro ho detto che probabilmente lo fallirebbe. Non lo trovo eccessivo, anzi ritengo grave che il ministro si sia offeso. Ci possono essere dei figli di immigrati che sanno l'italiano meglio di lui, e anche di me. Valditara dimostra disprezzo per questo tipo di storie".

 

Insomma, lo scrittore non cambierebbe nulla del suo operato e lo conferma. Dunque, nell'intervista gli ricordano come Giorgia Meloni, lo scorso ottobre, avesse ritirato la querela contro Luciano Canfora, che la aveva bollata come "neonazista". E Lagoia: "Lui aveva usato un'espressione molto forte, neonazista nell'animo, ma lei ha fatto bene a toglierla". Quindi gli ricordano come all'epoca di questa vicenda lui disse: "Non si può querelare Canfora, anche se esagera. È un sintomo di fragilità".

A stretto giro gli chiedono se una simile considerazione vale anche per il suo caso. Ed è qui che la risposta, incredibilmente, si trasforma in un attacco al premier. "Certo, ma sono tranquillo, ho fiducia nella magistratura. Non chiedo la grazia a Meloni. Certo sono deluso, perché nel suo discorso di insediamento aveva aperto al dissenso mentre non è stata conseguente, per esempio con gli studenti", conclude Lagioia. Insomma, secondo lo scrittore aveva aperto Meloni aveva aperto al dissenso, salvo poi non mantenere le promesse. Cita gli studenti e non si comprende a quale tipo di repressione alluda. Per certo, si in tutto ciò si vede anche un riferimento implicito, e traballante, alla querela piovuta da Valditara.