Precursore
Giordano Bruno, l'audace matematico nascosto dietro al filosofo
Può la morte oscurare la vita? Sì, se la morte in questione è quella di Giordano Bruno. Di cui molti conoscono la fine atroce, pochi il pensiero. Sappiamo che fu arso vivo in Campo de’ Fiori, a Roma, il 17 febbraio 1600, una cifra tonda rimasta incisa tra le tragedie della storia.
La Santa Inquisizione volle dar prova della sua intransigenza con il filosofo di Nola, piccolo centro nei pressi di Napoli, città dalla quale, storicamente, provengono brillanti ingegni teoretici italiani. E poi la sua statua, un bronzo eretto a Roma proprio nel punto in cui trovò la morte. Bella, con il suo volto pensoso rivolto verso il basso, sotto il cappuccio del saio di frate domenicano, cosa che lui del resto fu, per quanto a modo suo, ereticamente prima, scomunicato poi. La statua è lì da circa centotrent’anni e da allora è un simbolo della libertà di pensiero. Nei suoi pressi, una natura impressionabile potrebbe figurarsi di udire quelle che, secondo la leggenda, furono le sue ultime parole: «Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla» (...)
Clicca qui, registrati gratuitamente su Liberoquotidiano.it e leggi l'articolo integrale di Claudia Gualdana