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Otto e Mezzo, bordata di Italo Bocchino a Ruffini: "Come tutti i centristi..."

Claudio Brigliadori

Avrà anche smentito i retroscena che lo volevano prossimo a scendere in campo come federatore del “centrino” di sinistra, Ernesto Maria Ruffini, ma i toni spiccatamente anti-governativi e la stilettata alla premier Giorgia Meloni sul “pizzo di Stato” non hanno convinto tutti. Di sicuro, non Italo Bocchino. «Dice che ha interpretato il suo ruolo come servitore delle istituzioni e non di una parte. È questa in fondo la sua grande colpa?», domanda Lilli Gruber al direttore editoriale del Secolo d’Italia a Otto e mezzo, su La7.

No, replica Bocchino, secondo cui l’ormai ex direttore dell’Agenzia delle Entrate è stato sì un grande servitore dello Stato, «poi a un certo punto è trapelato da un suo intervento a un convegno che è tentato dalla politica. Ha detto: non possiamo solo essere degli osservatori a un convegno. Si parlava di politica e di come federare i cattolici». Difficile, insomma, pensare a un suo futuro lontano dalla contesa romana. «Come tutti i centristi si smentisce fino al momento in cui non si deve entrare in campo, secondo me. Il tema qual è? Ruffini se vuole fare politica, fa una cosa utilissima alla società. Io penso che Ruffini abbia negato quel che pensa, cioè che voglia candidarsi alle elezioni e provare ad avere un ruolo politico».

 

 

«Vuole fare politica? Ben venga - lo accoglie a braccia aperte Bocchino -. Tra l’altro, se la fa a sinistra è perfetto perché il capo degli esattori leader del centrosinistra sarebbe la perfezione e un gol a favore della destra». Difficile, in effetti, pensare a una combinazione tanto infausta quanto sinistra-tasse-fisco. «Che lui critichi il governo sull’evasione - conclude ancora l’ex An -, nel momento in cui il governo Meloni nel suo primo anno di attività piena, il 2023, fa il record storico italiano della lotta all’evasione... C’è qualcosa che non va».