Elezioni rubate?
Paolo Mieli sul voto annullato in Romania: "Sono sconvolto, a questo punto spero vinca Georgescu"
"Ragazzi siamo seri: è la prima volta che facciamo finta di non vedere che delle elezioni sono state abolite. Chi si dice liberale, non può ignorarlo. Io mi vergognerei se non dicessi queste cose pubblicamente". Paolo Mieli, intervistato dal Fatto quotidiano, è durissimo e si dice "sconvolto" per quanto sta accadendo in Romania, con le elezioni presidenziali vinte dal candidato filo-russo Georgescu annullate per (presunti) condizionamenti di Mosca in campagna elettorale.
Ombre russe, da Bucarest a Bruxelles. "Questa storia la sento raccontare da una decina d’anni, si diceva già alla prima vittoria di Trump. Io credo fermamente che i russi provino a influenzare le elezioni, ma sono certo che pure altri soggetti provino a intervenire usando le nuove tecnologie. Per annullare le elezioni devi avere delle prove ineccepibili, questi discorsi su TikTok fanno ridere". A questo punto, provoca lo storico, editorialista e già direttore del Corriere della Sera, "mi auguro che vinca Georgescu. Se dovesse passare di misura una coalizione europeista, i romeni rimarranno convinti per tutta la vita che le elezioni sono state rubate. Potrebbe essere l’innesco di una nuova guerra".
La politica, come la giustizia, da tempo hanno perso credibilità, sostiene Mieli: "I magistrati vengono sempre più considerati come parte di una causa politica. Non fanno nulla o fanno troppo poco per nasconderlo. Vale per la Corte suprema nominata da Trump, per la Consulta italiana che è paralizzata da un anno perché la politica non si mette d’accordo sull’elezione di un giudice, e anche per certi interventi squilibrati della corte penale internazionale".
Con queste premesse, non ci si deve stupire della "crisi della democrazia" e dello scetticismo che sempre più circonda i regimi occidentali, rischiando di trasformarsi in aperta ostilità. Basta pensare alla Siria, dove il dittatore Assad è stato sostituito dall'ex qaedista al Jolani. "Fino a oggi, ogni volta che le persone come me hanno esultato per la liberalizzazione di un paese, poi si è realizzato l’esatto contrario: dall’Afghanistan all’Iraq alle Primavere arabe. Ricordiamoci l’Egitto: ci siamo entusiasmati per le libere elezioni e hanno vinto i musulmani di Morsi. Quindi abbiamo salutato con entusiasmo il colpo di Stato che ha ribaltato Morsi e ha rimesso al comando un militare come al-Sisi. Mettiamo che in Siria vinca qualcuno che è ancora peggio di Al Jolani... Che facciamo? Riconosciamo che la democrazia è un principio che ci piace solo a casa nostra, magari truccata come in Romania?"
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