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Alessandro Orsini, lo sfondone: Siria, cosa aveva previsto sulle pagine del "Fatto Quotidiano"

Carlo Nicolato

Non ce l’abbiamo con Alessandro Orsini, ma quando uno vanta titoli quali direttore dell'Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss e professore di sociologia del terrorismo, dovrebbe andarci cauto prima di formulare previsioni su avvenimenti che stanno sfuggendo al controllo anche dei diretti interessati.

Sulle pagine de Il Fatto Quotidiano il professore ha scritto «che alcuni parlano di un Putin disperato che starebbe meditando di abbandonare l’Iran in Siria per abbracciare la Turchia». «Non credo, tuttavia, che questo sia il ragionamento di Putin, l’egemonia della Turchia sulla Siria non sarebbe un buon affare perla Russia» ha sentenziato spiegando poi il perché con una puntualizzazione sul come e in che modo Erdogan è inaffidabile e di conseguenza Putin non si fida. Avrebbe potuto fermarsi qui e avrebbe fatto una figura migliore, ma poi più avanti nell’articolo dall’analisi passa ai consigli e alle previsioni sottolineando che «più che cambiare alleanza, a Putin conviene rinsaldare quella esistente. Non ci sono dubbi sul fatto che Hezbollah in Siria sia stato indebolito da Israele e che i russi siano stati indeboliti dalla Nato in Ucraina.

 

 

 

Tuttavia», e qui subentra l’oracolo, «lo scenario più probabile è che l’Iran, la Russia, Assad e Hezbollah, si organizzino per il contrattacco». Forse non hanno fatto in tempo ad organizzarsi, forse Iran e Russia non dispongono poi di tutta quella potenza che Orsini crede possano dall’oggi con il domani mettere in campo, o più probabilmente Putin non ha ascoltato il parere di Orsini e ha deciso che il gioco, un’altra guerra civile, non valeva la candela.

 

 

 

Fatto sta che tempo qualche ora Damasco è caduta e il Cremlino annunciava mestamente che Assad aveva lasciato la Siria direzione Mosca. E dire che la repentina avanzata dei ribelli senza quasi incontrare opposizione avrebbe dovuto suggerire al professore che qualcosa evidentemente non stava andando nella direzione dei grandi schemi geopolitici di cui è esperto, non in questo caso. E nemmeno in altri per la verità. Ad aprile scorso, ad esempio, l’esperto di terrorismo sosteneva da Bianca Berlinguer che «oggi Israele non è in grado di bombardare il territorio dell’Iran» e che «i rapporti di forza in medio oriente sono cambiati».

 

 

 

Tempo tre mesi e Israele eliminava con un missile il capo di Hamas Ismail Haniyeh che si trovava in Iran perla cerimonia di insediamento del presidente Masoud Pezeshkian. Nella stessa occasione ha poi detto: «Nel 2019 l’Iran ha inaugurato un sistema antiaereo, il Bavar-373, in grado di colpire gli aerei israeliani a 400km di distanza. Questo include i caccia F35, i droni e i missili. Li ha piazzati al confine a difesa dei siti nucleari. Se Israele manda gli aerei contro l’Iran, Teheran li tira giù 300-400 km prima che arrivino sul territorio nazionale». Tempo altri tre mesi e Israele ha attaccato l’Iran con aerei, missili e droni senza che il sistema antiaereo iraniano potesse colpirne uno. Semplice, si è giustificato Orsini su X, ciò è potuto avvenire perché Netanyahu e gli ayatollah si sono messi d’accordo prima e non è stata attivata alcuna contraerea. Chissà cosa si inventerà stavolta con la Siria.