Manette

Ilaria Salis frigna per il compagno arrestato

Francesco Storace

La paura fa novanta, Ilaria Salis lancia un sos per Gino. Che è un “compagno” albanese ricercato dalla magistratura ungherese per le accuse mosse all’onorevole più privilegiata che c’è al Parlamento europeo. Si tratta di un signorino che da pochi giorni è detenuto in Francia e Viktor Orban ha mandato i suoi funzionari a bussare alla porta del carcere dove è detenuto. E Ilaria si preoccupa. «Gino libero, no all’estradizione!», reclama sui social la Salis. Rexhino Abazaj detto Gino è un militante antagonista compagno di lotte dell’europarlamentare italiana, e come lei posto sotto accusa dalla giustizia ungherese. L’uomo si trova attualmente nel carcere di Fresnes, alle porte della capitale, e i giudici francesi devono decidere se estradarlo o meno in Ungheria, che aveva emanato un mandato d’arresto europeo.

Di chi parliamo? Si tratta di uno dei 17 esponenti del movimento «antifa» accusati dall’Ungheria di avere provocato incidenti a Budapest l’11 febbraio 2023. Un gruppo di destra che celebrava la lotta contro l’avanzata delle trup pe sovietiche nel 1945 era stato attaccato dai militanti, tra i quali – a parlare sono le accuse - l’italiana Ilaria Salis, che venne arrestata. Dopo avere trascorso 15 mesi nelle prigioni ungheresi, Ilaria Salis è uscita a giugno grazie all’elezione al Parlamento europeo. L’Ungheria ha chiesto la revoca dell’immunità parlamentare, che deve essere ancora valutata.

 

 



L’arresto del «compagno Gino» a Parigi è proprio in ossequio alle valutazioni dei giudici magiaro. Con base a un analogo mandato la polizia tedesca aveva arrestato nel dicembre 2023 a Berlino Simeon Ravi Trux, militante antifascista noto anche come Maja, che nel luglio scorso è stato poi estradato dalle autorità tedesche a Budapest. L’estradizione dell’italiano Gabriele Marchesi, altro compagno di lotta di Ilaria Salis, è stata invece rifiutata dalla giustizia italiana. Verrebbe da dire ovviamente... Tutto questo ha messo angoscia nella Salis. Nel suo post ha scritto di aver «appreso, con grande preoccupazione, che la settimana scorsa è stato arrestato in Francia il mio amico e compagno Gino».


Continuando in questa maniera: «A quanto pare, è l’Ungheria di Orban a richiedere la sua estradizione, accusando pure lui di essere coinvolto in fatti avvenuti a margine delle contro-manifestazioni antifasciste alla “Giornata dell’Onore” neonazista a Budapest, in quel famigerato febbraio del 2023, quando anche io fui arrestata». Non sono forse vere le accuse? Questo la Salis non lo scrive. «Proveniente dall’Albania – si commuove donna Ilaria - Gino è arrivato in Italia quando aveva tre anni, dove ha avuto residenza regolare e continuativa per più di vent’anni. Eppure, per colpa del razzismo sistemico del nostro paese, gli è stata negata la cittadinanza, con il pretesto di alcune segnalazioni di polizia per il suo generoso impegno come attivista nei movimenti». Ma guarda un po’: l’Italia è razzista perché il tizio in questione aveva problemi con la giustizia...

E aggiunge: «Gino per me è un compagno, un amico e un fratello. Tuttavia, la solidarietà non è solo una questione umana e personale, ma anche e soprattutto politica. Ancora una volta il tiranno Orban prova a calpestare i valori dell’antifascismo e dello stato di diritto. La mia vicenda dimostra chiaramente che, per Gino e per tutti gli antifascisti, in Ungheria non è possibile aspettarsi né un processo giusto né una detenzione che rispetti i diritti fondamentali. Auspico che la stessa energia collettiva che è stata in grado di liberarmi e riportarmi a casa possa incidere sulla realtà anche questa volta». Magari dovrà aspettare qualche turno elettorale per uscire dai guai. Anche perché dalle parole della Salis, oltre che di antifascismo, non si capisce dove sia l’innocenza del compagno “Gino”.

Adesso a decidere dovranno essere i magistrati della Francia: è persecuzione politica da parte di Orban come predica la Salis o se siamo in presenza del legittimo desiderio di processare un presunto autore di violenze. E per questo la Salis trema, proprio per la richiesta di revoca dell’immunità da parte di Budapest. Il governo di Orban respinge volontà pregiudiziali, ma definisce la neodeputatata europea non una martire politica, ma una «delinquente comune». Certo è che se anche la Francia dovesse ritenere fondate, o comunque legittime, le accuse ungheresi tanto da confermare l’arresto di Arzaj, allora per i parlamentari europei potrebbe essere più difficile difendere in Parlamento la loro collega Salis.