La sua versione

Alan Friedman disperato fomenta il terrore: "Trump? Democrazia e donne in pericolo"

Tra chi si è distinto per le vette di disperazione raggiunte dopo la vittoria di Donald Trump nelle elezioni Usa c'è per certo Alan Friedman, il quale impazzava in televisione alla vigilia del voto e anche a cose fatte. Ieri, mercoledì 6 novembre, lo abbiamo sentito paragonare Trump ad Adolf Hitler ed Elon Musk a Goebbles. Insomma, due nazisti.

Ma ovviamente c'è molto altro. Da giorni Friedman va raccontando la fine della democrazia, tratteggia l'elettorato dell tycoon  alla stregua di violenti bifolchi, ipotizza futuri scenari globali da incubo. Insomma, il consueto campionario sfoggiato ad ogni occasione buona da una certa sinistra. E per certi versi, per chi si diletta in simile esercizio, occasione migliore rispetto a Trump quasi non può esserci.

Dunque Friedman continua, non ha alcuna intenzione di fermarsi, prosegue nel mostrarsi disperato e nello spargere cupo terrore. In questo caso lo fa su La Stampa, il quotidiano torinese diretto da Andrea Malaguti, che ospita una sua lunga articolessa proprio sul voto a stelle e strisce. Un'analisi che si concentra più sui dem, sulle ragioni del loro fallimento, su quello che li aspetta. Ma ovviamente c'è ampio spazio per le digressioni, magari... su Trump.

"Donald Trump ha messo in scena un ritorno politico di proporzioni storiche. Kamala Harris ha subito una batosta cocente ed umiliante. Assistervi è stato penoso", scrive in premessa. Dunque, analizzando il super-flop democratico, aggiunge: "Il vero problema potrebbe essere che Harris era un elemento relativamente poco interessante e di basso profilo dell'impopolare Casa Bianca di Joe Biden, mentre Trump è stato una ruspa che ha usato oltraggi e istrionismi. La strategia democratica è consistita nell'attaccare Trump, ma non ha funzionato. Ai suoi sostenitori non ha fatto un baffo". 

 

E ancora, secondo Friedman "i messaggi lanciati (da Kamala Harris e democratici, ndr) per salvare la democrazia non sono nemmeno arrivati alle orecchie dei sordi. L'invito alle elettrici a respingere Trump per cercare di salvare i loro diritti riproduttivi non è stato recepito. I democratici hanno perso quasi la metà dei voti dei latinoamericani e molti di quelli degli afroamericani, spostatisi adesso dalla parte di Trump", sottolinea. Ergo, democrazia in pericolo così come sarebbero in pericolo le donne e i loro diritti riproduttivi.

"Il Partito democratico - riprende Friedman - dovrà attraversare una crisi esistenziale, e l'unica buona notizia per i suoi leader è che la prossima occasione per riconquistare il controllo del Congresso è tra soli due anni, durante le elezioni di metà mandato del 2026. Nelle elezioni di mid-term, in genere il partito di governo perde quasi sempre voti, e per quella data, quindi, l'illimitata presa sul potere di Trump potrebbe allentarsi, nel caso in cui i dem riescano a riorganizzarsi e a escogitare un nuovo messaggio che piaccia alle classi medie e agli americani della classe lavoratrice passati dalla parte di Trump", conclude Alan Friedman. Già, "illimitata presa di potere": par quasi di essere all'anticamera di una dittatura.