Il sindacalista

Maurizio Landini pontifica pure sul premierato. Ma sui lavoratori non dice nemmeno una parola

Vertenze, crisi aziendali, delocalizzazioni, cassa integrazione? Macché. Ricomparso a grande richiesta ieri in una delle sue interviste a tutta pagina sulla Stampa, Maurizio Landini ha tutt’altri pensieri per la testa. La sua preoccupazione principale è «la svolta autoritaria» che il governo starebbe mettendo in atto non con manganelli e olio di ricino e neanche con i moschetti, ma con terribili riforme liberticide e atteggiamenti anti-democratici e anti-costituzionali. Nell’ordine: «Autonomia differenziata, premierato, ddl sicurezza e attacco alla magistratura». Un percorso eversivo che porterà il Paese, e questo è un sempreverde del segretario della Cgil, «a sbattere». Si tratta solo di capire quando, perché il sindacalista lo dice da un paio di anni e nel frattempo l’occupazione ha raggiunto livelli record, il potere d’acquisto delle famiglie ha tenuto malgrado le bordate dell’inflazione, il Pil continua a viaggiare a ritmi uguali e in alcuni casi più accelerati rispetto alle principali economie Ue, l’avanzo primario è ricomparso nei conti pubblici dopo 4 annidi assenza e i mercati hanno ritrovato la fiducia nell’Italia (-100 punti circa di spread rispetto a Draghi).In attesa di questa grande tranvata che, secondo Landini, ci attende inesorabile all’orizzonte, un problema grosso c’è davvero.  (...)

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