La cronista sotto accusa

Sara Giudice, il contratto fantasma in Rai della cronista sotto accusa

Andrea Muzzolon

Nessuno è stato cacciato, licenziato, defenestrato. Nulla di tutto questo è successo a Sara Giudice, storica inviata di Corrado Formigli a Piazzapulita e promessa sposa della Rai nel nuovo programma di Antonino Monteleone, L’altra Italia. Il debutto della trasmissione è previsto fra pochi giorni e, come svelato dal Foglio, la giornalista non farà parte della squadra. Alla base della mancata finalizzazione dell’accordo con la tv pubblica c’è l’inchiesta in cui la Giudice è indagata insieme al marito Nello Trocchia, per violenza sessuale di gruppo con l’aggravante dell’utilizzo di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti. Fatti da accertare, certo, ma su cui la televisione di Stato non può far finta di nulla, specie perché ad aver denunciato la coppia è una giornalista di Rai 3. Proprio la tutela della presunta vittima sarebbe all’origine della decisione di non assumere la Giudice.

LA DENUNCIA
Facendo un breve ma doveroso passo indietro, stando al racconto della giornalista, lo scorso 23 gennaio, al termine della festa di compleanno di Sara Giudice in un locale di Roma, quest’ultima e il consorte avrebbero cominciato ad assumere atteggiamenti equivoci verso di lei. Un comportamento che sarebbe degenerato in baci e palpate all’interno del taxi che stava riaccompagnando a casa Giudice, Trocchia e la donna. Ad aggravere il quadro accusatorio, ci sarebbero le sue condizioni: agli inquirenti ha riferito che, dopo aver bevuto una birra e due gin tonic, ha cominciato a perdere il controllo di sé stessa, fino a rimanere immobilizzata quando le avances dei due si sono fatte più insistenti. Solo un momento di lucidità sotto casa dei coniugi le avrebbe consentito di riprendere il taxi e raggiungere la sua abitazione sotto choc.

Una storia controversa per cui la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione, ma dove il Gip ha comunque disposto un’udienza il prossimo 10 dicembre. Quindi, faccenda tutt’altro che chiusa come vorrebbe far intendere qualcuno. Proprio per questo, i vertici della Rai hanno preferito percorrere la strada della prudenza e interrompere le trattative che avrebbero portato l’inviata di Piazzapulita nel nuovo programma di Monteleone.

Apriti cielo, ecco che la narrazione diventa: «I dirigenti Rai di destra hanno fatto saltare il contratto di Sara Giudice». Anche in questo caso infatti, non poteva mancare uno dei leitmotiv più cari alla Giudice e Trocchia in anni di onorato servizio giornalistico: “tutta colpa delle oscure trame della destra”. Immancabile, il richiamo al garantismo di cui «la destra si rimepirebbe la bocca da anni», scrive Il Foglio. Certo, che siano proprio Giudice e Trocchia ad aggrapparcisi è singolare. Loro che, in tanti servizi e articoli sul centrodestra, non se ne sono mai troppo curati. E proprio Trocchia, per la sua attività di cronista, è ora sotto inchiesta nello scandalo che ha colpito il finanziere Pasquale Striano sui presunti dossieraggi a politici e vip, come «giornalista richiedente le informazioni» estrapolate abusivamente dalle banche dati.

 

 

 

IL MANCATO ACCORDO
Detto ciò, assodata comunque l’importanza del garantismo, non vanno tralasciati alcuni dettagli. Che poi dettagli non sono. Nessuno infatti ha tacciato di colpevolezza la coppia di giornalisti, sostituendosi ai giudici; nel caso, questo sarà compito del Tribunale competente. I tanti garantisti - moltiplicatisi improvvisamente per l’occasione - che si dicono indignati per il passo indietro della Rai nel voler assoldare la Giudice, sapranno bene che è piena facoltà dell’azienda valutare l’opportunità o meno di legarsi a una persona con un procedimento di tale peso a carico. Anche perché, nota bene, non esistono contratti firmati e controfirmati fra la giornalista e l’editore.

A raccontarlo a Libero è anche Antonino Monteleone, che la Giudice l’avrebbe voluta eccome nel suo programma: «La stimo come professionista e mi dispiace molto a livello umano per come sia andata», racconta il conduttore. Ma di tutto si può parlare tranne che di cacciata: «Bisognava concludere l’accordo dato che a livello economico si era raggiunta un’intesa, ma non ha mai ricevuto alcun contratto».

La Direzione Approfondimento dell’emittente, tramite una nota, ha poi chiarito di non aver mai emesso nessuna matricola aziendale alla giornalista, in quanto la contrattualizzazione non era ancora stata formalizzata. Monteleone, in merito alle ricostruzioni secondo cui lo scorso 7 agosto avrebbe comunicato alla Giudice la creazione della sua matricola, ha spiegato di aver avuto notizia «da un funzionario che alcune utenze erano state attivate». Che poi si trattasse effettivemente della matricola non è in grado di dirlo «per non rischiare di essere impreciso».

È lo stesso Monteleone infine a chiarire le motivazioni che hanno spinto l’azienda a stracciare l’accordo con la Giudice: «L’organizzazione editoriale ha adottato una policy che punta a tutelare la presunta vittima». E già perché tutti sembrano essersi dimenticati che c’è una vittima. Presunta, certo, ma c’è. La Rai non ha fatto altro che salvaguardare una sua dipendente, preferendo non assumere quella che potrebbe esserne la carnefice. Non c’è quindi garantismo che tenga: denunciante e denunciata avrebbero rischiato di lavorare a pochi metri di distanza, con una sentenza ancora tutta da scrivere.