Trocchia del Domani e Sara Giudice di La7 accusati di violenza sessuale. Il pm: archiviare
Il rapporto sessuale è stato consensuale, affermano Nello Trocchia, cronista del Domani, e Sara Giudice, inviata di La7. No, c’è stata violenza, replica la collega della Rai che a febbraio dello scorso anno ha denunciato per stupro i due coniugi alla questura di Roma. La vicenda, riportata ieri sulla Verità, ha inizio la notte del 29 gennaio 2023.
Dopo aver passato la serata a Trastevere con altri colleghi, Trocchia, la moglie e la collega decidono di prendere un taxi per far ritorno alle rispettive abitazioni. Durante il viaggio, Giudice avrebbe iniziato a baciare intensamente la collega, seduta al centro del sedile posteriore, ripetendole «quanto sei bella». Trocchia, che assisteva alla scena, l’avrebbe baciata a sua volta, dicendole: «Tu stasera non puoi tornare a casa devi venire su da noi». Il giornalista investigativo del quotidiano di Carlo De Benedetti, sempre secondo quanto denunciato, già durante la serata aveva comunque fatto nei suoi confronti pesanti apprezzamenti in presenza della moglie che l’aveva baciata “a stampo”.
Arrivati sotto la casa dei coniugi Trocchia, rendendosi conto di ciò che stava accadendo, dopo essere scesa dal taxi, la giornalista Rai decideva di risalirvi subito e, imbarazzata, avvertiva il proprio compagno divenirla a prendere. Il tassista, che aveva assistito a tutta la scena, notando il suo non perfetto stato fisico, provvedeva così a rassicurarla.
Nella denuncia la giornalista ha più volte evidenziato di non essere stata in quel momento nel pieno delle proprie facoltà psicofisiche e di essersi sentita come una “marionetta”, senza alcuna possibilità di reazione. I Trocchia, peraltro, mai gli avevano chiesto dei suoi gusti sessuali e se fosse stata quindi disponibile per un rapporto a tre. Sospettando allora di essere stata drogata, il giorno dopo si sottoponeva ad un test farmacologico che risultava positivo al GHB, la terribile droga dello stupro.
Per la pm romana Barbara Trotta, però, tutto ciò non è stato sufficiente per sostenere l’accusa in giudizio, ipotizzando un consenso “presunto” o comunque l’equivoco della buona fede da parte dei Trocchia.
Al provvedimento di archiviazione, la decisione è attesa per fine anno, si è opposto nelle scorse settimane l’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri, parente dell’ex segretario del Pd Paolo, che assiste la giornalista Rai. Il magistrato, sottolinea il legale, oltre a non aver considerato le analisi effettuate, si è basato molto sulla testimonianza del tassista secondo il quale il rapporto fra i tre era stato consenziente.
«Nessuno dei presenti alla festa è stato mai interrogato» per risalire a colui che ha dato alla giornalista il bicchiere con all’interno la droga dello stupro, afferma Gentiloni.
Ma, soprattutto, è la stessa giornalista a non essere mai stata sentita anche se la normativa sul Codice rosso impone che il pm debba farlo entro tre giorni dalla denuncia. La pm, invece, con un provvedimento del 3 febbraio 2023, «per imprescindibili esigenze di riservatezza delle indagini (...) e ciò anche nell’interesse della persona offesa», senza fornire ulteriori spiegazioni, aveva disposto di non interrogarla.
«La Procura di Roma intende archiviare ritenendo inattendibile la vittima senza averla mai sentita», prosegue l’avvocato Gentiloni, precisando inoltre come la propria assistita abbia sempre detto il vero. Si tratta di una «calunnia», hanno commentato ieri gli avvocati Grazia Volo e Virginia Ripa di Meana che assistono i coniugi Trocchia.