Nodi al pettine

Montanari? Toh, anche il rettore che ama gli stranieri scopre che c'è un problema-migranti

Francesco Storace

La lettera l’ha scritta. Anche se non contiene quel concetto esplicitato chissà quante volte: «I flussi fanno parte di una realtà che non si può fermare e non si può cancellare». Il professor Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, stavolta l’ha combinata grossa. Si è lamentato della comunità pakistana in città e siccome la notizia è diventata di pubblico dominio si è messo a fare la vittima strillando contro la solita macchina del fango, che a sinistra è come una polizza assicurativa. È successo che la lettera della discordia, inviata ad autorità istituzionali, è comparsa sui giornali locali. Apriti cielo e stavolta è toccato al compagno Rettore trovarsi dalla parte del razzismo. Ma come, pure lui contro gli stranieri? Ma non li dovevamo andare a prendere ovunque si trovino e accoglierli a casa nostra? E adesso si mette a denunciare «comportamenti inappropriati» degli studenti pakistani?

Attenzione alle parole non smentibili: quella dei pachistani a Siena è «un’emergenza», ha ammesso al Fatto Quotidiano. Confermando: «Se reiterano i comportamenti inappropriati i servizi non li potremo garantire». Di che si lamenta, il rettore, se è proprio lui a denunciare quel che succede a Siena? Quali sono i «comportamenti indecorosi»? Eccoli: bivacchi e schiamazzi, con numerose segnalazioni pervenute nei mesi al rettore Montanari. Di più e tra virgolette nella denuncia alle autorità di Siena, dal prefetto al sindaco: «Le problematiche non riguardano solo l’uso improprio dei servizi e degli spazi, ma anche casi spiacevoli di comportamenti indecorosi nei confronti di chi lavora presso l’ateneo e nei confronti delle studentesse e degli studenti che frequentano le lezioni».

 

 

Ohibò, sembra un estremista di destra che ha pizzicato lo straniero. Implacabile: «Situazioni sgradevoli si sono verificate anche presso la mensa dove i rifugiati pakistani consumano il pasto serale ed il costo è sostenuto dall’Ate neo». Di chi è la colpa? Ovviamente, è tutta del Comune di Siena, città che da diversi anni si è sottratta democraticamente all’egemonia rossa e lui, Montanari, non ci sta proprio. E getta benzina sull’amministrazione. Pesano quei quattrini spesi per dare da mangiare a chi dovrebbe studiare e non fare casino: paghiamo centomila euro l’anno dal nostro bilancio e poi una frecciata anche alla regione rossa di Giani (perché con i dem non va tanto d’accordo).

E sono ancora di più quei soldi, «perché la regione ha aumentato il costo dei pasti». E quindi la solita sociologia sinistrese arriva in soccorso del Magnifico: «I comportamenti dei rifugiati sono il frutto delle condizioni in cui questa comunità è stata ed è costretta a vivere per anni». Montanari vive a Nimby, evidentemente, e in quel giardino non si possono ospitare soggetti indesiderati. Ipocrisia a mille. Il rettore se la prende, oltre che con «i giornali di destra» e persino con Nicola Porro, anche con La Repubblica di Firenze, «scendiletto del Pd toscano» e col Corriere fiorentino. Cioè, tutti quelli che hanno avuto a che fare con quella che oggettivamente è una notizia, dovrebbero essere censurati. Straparla di macchina del fango, il professore messo alla guida dell’università per stranieri. Ma la manovella in azione l’ha messa lui.

Perché, a vederla bene, questa storia esplicita concretamente la “filosofia” di un mondo progressista che denuncia l’immigrazione solo quando gli arriva in casa. E nel momento in cui viene scoperto a farla grossa, si eleva a vittima e finge di voler difendere gente che in realtà si è stancato di sopportare. Ma la toppa è peggio del buco, perché in fondo Montanari sperava solo di ricevere una risposta dalle autorità di Siena e si è ritrovata spiattellata pubblicamente la sua lettera di denuncia dei comportamenti inappropriati che avvengono nell’università che guida lui.

Oggettivamente, un po’ patetico, farfugliante, contraddittorio. Come tutti quei sinistri che etichettano come razzisti i cittadini, politici compresi, che vorrebbero vedere chi arriva dalle nostre parti rispettoso delle regole che ci siamo dati. No, la colpa non è del comune di Siena, caro Montanari, ma di quei maleducati ai quali lei insegna la lingua italiana a spese nostre senza spiegargli come ci si comporta.