Fu capo sardina
Mattia Santori? "A cosa serve il nuovo look biondo ossigenato": la bordata di Storace
Oggettivamente, ci mancava. Con le sue bizzarrie, che lo hanno reso celebre; con i suoi funambolismi, che lo hanno trasformato da anticasta in consigliere comunale a Bologna; e ora torna a farsi vivo con qualche minchiata di non poco conto. Eccolo, anzi rieccolo, Mattia Santori, il leader delle sardine scomparse in chissà quale acquario. E si è fatto pure biondo, con una svolta al cuoio capelluto che, stando a Instagram, dovrebbe essere maturata tra fine giugno e primi di luglio.
Diciamolo subito: non è mai stato affascinante, Santori, ma ora tenta la carta sbarazzina che il capello biondo ossigenato ti regala quasi sempre (beato). Al mondo lo ha mostrato per prima l’emittente televisiva emiliana Etvrete7, che gli ha teso anche un tranello che il gran capo delle Sardine forse non è riuscito a capire. Siccome si occupa di sport, il giornalista gli ha chiesto, grosso modo, ma se a Bologna «venisse una squadra olandese con tutti i ragazzi che si fanno le canne in piazza» lei che ne penserebbe?
Santori non ha capito, si è limitato a un sorrisetto non molto espressivo né molto intelligente, e ha svicolato come un antico diccì. In realtà, Mattia ora ha in testa un posto in consiglio regionale dopo le dimissioni di Stefano Bonaccini da governatore (che, ingrato, Santori non ha neppure votato alle europee preferendogli la fedelissima di Elly Schlein, Annalisa Corrado: furbo il ragazzo). Diciamo che nel frattempo deve aver capito che cosa è la politica che tanto attaccava. Ha incassato dal sindaco della sua città una delega al turismo e la usa per promuoversi. E per il comune, il turismo si accompagna al coordinamento della destinazione turistica metropolitana, alle politiche giovanili, agli scambi internazionali e ai grandi eventi sportivi.
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Col nuovo look si farà notare di più per accalappiare i consensi che servono per l’approdo in consiglio regionale, dove la paghetta è mica male e c’è pure la pensione. E magari lì tenterà qualche blitz per la sua passione, la coltivazione di cannabis. Questo non lo ha confessato alla tv che lo ha pizzicato nel nuovo stile biondo, ma a Repubblica che lo ha intervistato nei giorni scorsi. In quell’occasione, San tori ha candidamente ammesso di coltivare la cannabis sotto le lampade in casa e quest’anno il raccolto di tre piantine ha fruttato 60 grammi “d’erba”. «Mi faccio le canne da quando ho 18 anni», ha “spiegato” quello che è il promotore dei “Cannabis talk” e di altre iniziative di sensibilizzazione sul tema, durante gli Stati generali sulla cannabis che si sono svolti a Milano «poi un giorno mia sorella rientrata da Amsterdam mi ha portato dei semi, li ho piantati e al terzo tentativo sono cresciuti. Insomma non solo la consumo, ma la autoproduco per uso personale». Complimenti. Poi l’ulteriore ammissione: «Al momento» ammette «l’autocoltivazione è equiparata allo spaccio per cui io rischio sino a sei anni di carcere: è assurdo».
La legge, quando non piace, diventa assurda. Vorrebbe la droga libera, probabilmente. Il che ha fatto infuriare gli avversari politici, mentre i suoi compagni di cordata restavano assorti nel pensiero unico della frivolezza. «Come Fratelli d’Italia siamo sconcertati dalla sfacciataggine di Mattia Sartori», ha detto il deputato bolognese e viceministro Galeazzo Bignami. «Confidiamo che le autorità competenti intervengano immediatamente per verificare la fondatezza delle sue dichiarazioni e l’esistenza di eventuali reati, sia amministrativi che penali. Ci auguriamo che il sindaco di Bologna abbia la decenza di prendere le distanze e di ritirargli la delega».
Ma non è accaduto. «Irresponsabile che la sinistra si trinceri dietro il falso messaggio che la legalizzazione di queste droghe scoraggerà le organizzazioni criminali che la smerciano. La favola raccontatela a chi vuole crederci», il commento della Lega. Resta il pessimo esempio. La nuova acconciatura non lo rende più bravo ragazzo di prima. Perché i messaggi di Mattia Santori restano devastanti anche se si fa tagliare i capelli come un naziskin.