Zampate
Federico Rampini tranchant: "Michelle Obama? Candidatela in Italia..."
Il passo indietro di Joe Biden, per ovvie ragioni, riempie in modo capillare, esclusivo, il dibattito mediatico. Della nota con cui il presidente ha lasciato la corsa per il bis alla Casa Bianca se ne parla semplicemente ovunque. E La7, con L'aria che tira condotta da Francesco Magnani, non fa eccezione. Nella puntata di lunedì 22 luglio ecco ospite in collegamento Federico Rampini, firma del Corsera e profondo conoscitore delle dinamiche a stelle e strisce.
E Rampini, ragionando sulla possibilità che ora tocchi a Kamala Harris, spiega che il processo della sua nomination potrebbe essere molto pericoloso. Questo perché, come ha sottolineato anche Magnani, dare l'impressione di una scelta dinastica, da "maledetta oligarchia" - afferma il conduttore - potrebbe tradursi in una perdita di consensi tra gli elettori democratici (oltre ad essere benzina per Trump e i suoi sostenitori, che avrebbero una ulteriore buona ragione per andare in massa alle urne contro le "élite democratiche").
"Le parole che hai pronunciato, il termine dinastico, sono esplosive - premette Rampini -. Non deve essere così. Guai, guai, guai". Insomma, l'insidia è molto concreta. "Della convulsa serata di ieri mi hanno colpito due cose - riprende -. La prima, le prime parole della Harris, insolitamente prudenti, lei che a volte pecca di una certa arroganza. Ieri ha detto che la nomination se la deve meritare e conquistare, ha consapevolezza che non è scontata al 100 per cento. Seconda cosa che mi ha colpito è che nella massa di notabili del partito che le hanno dato l'endorsement manca ancora il nome di Barack Obama, nome abbastanza importante, può darsi che nelle prossime ore ci ripensi e si accodi". E ancora, riferendosi all'ex presidente degli Usa, Rampini, spiega: "Perciò nei giorni scorsi aveva fatto sapere di avere una netta preferenza per una convention aperta tra un mese a Chicago, in cui si entra senza decisioni prese dall'establishment, ma che possa ospitare un confronto democratico e pluralistico con diversi candidati. Dunque, la scelta spetterebbe ai delegati".
Quindi Magnani chiede all'ospite se il mancato endorsement per Kamala potrebbe essere figlio della possibilità che la candidata designata possa essere Michelle Obama, un'ipotesi piuttosto accreditata in Italia, per esempio anche da Giuliano Ferrara su Il Foglio. Ipotesi che però, secondo Rampini, semplicemente non esiste. "Ho percepito questa immensa popolarità di Michelle Obama qui in Italia... vi propongo di candidarla qua da voi!", scherza con tagliente ironia. "La verità è che negli Usa il suo nome viene scartato subito, per una infinità di ragioni. La ragione vera del perché Obama non ha endorsato la Harris è proprio per non dare l'impressione che il partito democratico sia in mano a un'oligarchia, non ci deve essere una successione dinastica", conclude Rampini tornando alle considerazioni iniziali.