La faida sull'eredità

Mamma Margherita Agnelli accusa gli Elkann: "Avete rubato i miei quadri"

Lo scenario si fa sempre più cupo. E sconcertante. Stando solo alle ultime accuse incrociate, in una delle famiglie più blasonate d’Italia, quella degli Agnelli-Elkann, la mamma Margherita infieriva sui figli John, Lapo e Ginevra con «violenze fisiche e psicologiche», mentre i rampolli, alla morte della protettiva nonna Marella, si sono affrettati a staccare dalle pareti tutte le tele più pregiate per portarsele a casa. Prima o poi, quando la verità verrà a galla, qualcuno ci farà una serie su Netflix che magari ci terrà tutti incollati allo schermo. Lo spettacolo offerto dagli eredi di Gianni Agnelli, del resto, continua a produrre un colpo di scena dietro l’altro.

L’ultimo capitolo della feroce faida famigliare relativa al lascito miliardario dell’Avvocato e al testamento della moglie Marella (che comprende anche le quote dell’impero finanziario e industriale degli Elkann) riapre la vicenda dei famosi quadri prima scomparsi, poi non catalogati e infine riapparsi nel caveau della pinacoteca del Lingotto, sede torinese di Fca-Stellantis.

Non si tratta, ovviamente, di croste, ma di autentici, e costosissimi, capolavori. Tra questi “La Chambre” di Balthus, "Pho Xai” di Jean-Léon Gerome, “Glaçson, effet blanc” di Claude Monet, “The Stariway of Farewells” di Giacomo Balla, “Mystery and Melancholy of a street” di Giorgio De Chirico.

 

 

Opere d’arte che, scrive il legale di Margherita Agnelli in de Pahlen, in una lettera inviata ieri a Stellantis, a Fca Partecipazioni e per conoscenza alla Afm, la Consob olandese, sono state rinvenute dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta per presunta evasione e truffa ai danni dello Stato che coinvolge il figlio John Elkann e il notaio Urs von Grunigen, esecutore testamentario della vedova dell’Avvocato, Marella Caracciolo (madre di Margherita). Dove? È presto detto: «Presso la sede di Fca Partecipazioni, Centro Congressi Lingotto, in particolare presso i locali dell’Archivio al piano -1 (interrato)». Secondo le ricostruzioni della Gdf, le tele erano appese alle pareti dell'appartamento romano a Palazzo Albertini-Carandini, di cui Margherita ha la nuda proprietà, e sono stati poi donate ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra dalla nonna.

Tutto in regola? Manco per niente. Secondo Margherita, infatti, i quadri non possono essere stati donati, in quanto Marella, che nell’abitazione era in usufrutto, non ne aveva la proprietà. E in ogni caso non risulta formalizzato alcun atto di donazione. In altre parole, per la mamma di John, Lapo e Ginevra i figli le avrebbero rubato i 13 quadri che un tempo arredavano anche Villa Frescot e Villar Perosa a Torino.

 

 

Tutt’altra, manco a dirlo, la versione dei figli. «Margherita Agnelli in De Pahlen», scrivono i legali di John, Lapo e Ginevra, «non può vantare alcun diritto di proprietà sui quadri menzionati dal suo legale, in quanto le tele in questione erano di proprietà personale di Donna Marella Caracciolo, sulla cui eredità, come è noto, la figlia Margherita non ha alcun diritto». Non solo. Gli avvocati sostengono anche che «l'inchiesta milanese originata dall'esposto a cui fa cenno il legale di Margherita si sarebbe conclusa con un'annotazione della Guardia di Finanza che non ha rilevato alcuna sparizione né movimentazioni illecite. La legittimità dell'operato dei nostri assistiti è quindi indiscutibile».

A decidere chi ha ragione non sarà, però, la procura di Milano che aveva indagato sulla presunta sparizione delle tele, bensì quella di Torino, che già si occupa della causa sull’eredità. Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Cristian Barilli, titolari del fascicolo, si sono infatti spogliati dell'indagine per incompetenza territoriale ritenendo che a dover procedere siano gli uffici giudiziari torinesi dove è in fase d'indagine il filone sulla disputa tra la figlia di Gianni Agnelli e i tre figli (John, Lapo e Ginevra) avuti con Alain Elkann. Il fascicolo contiene anche gli accertamenti suppletivi delegati al nucleo di polizia economico-finanziaria della GdF meneghina dopo l'ordinanza della gip Lidia Castellucci che a gennaio aveva rigettato una richiesta di archiviazione. Tra questi, le indicazioni messe a verbale da due collaboratrici di Marella Caracciolo che si sono occupate degli inventari degli immobili ereditati dalla figlia Margherita. Sarebbero state proprio Paola Montalto e Tiziana Russi, persone di fiducia di Marella, assieme ad una terza persona all’epoca al servizio della moglie dell’Avvocato, a spiegare che i quadri erano nella residenza romana e che furono poi donate ai tre nipoti. Difficile districarsi nell’ingarbugliata vicenda. Una cosa, però, è sicura: ne vedremo ancora delle belle.