La candidata Avs

Ilaria Salis eletta e scarcerata, boatos clamorosi sul futuro di Orban

La notte magica di Alleanza Verdi e Sinistra è soprattutto l'ora della speranza per Ilaria Salis. Il partito rossoverde guidato da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli è la grande sorpresa di queste elezioni europee in Italia, con un 6,6% (abbondante) che permette di superare agilmente la soglia di sbarramento. Risultato: i capolista andranno a Strasburgo e tra loro c'è anche e soprattutto l'insegnante e attivista milanese da un anno e mezzo in carcere in Ungheria perché accusata di aver partecipato al pestaggio di un militante di estrema destra in Ungheria. Da qualche settimana è ai domiciliari in un hotel della capitale magiare, ma l'elezione all'Europarlamento potrebbe cambiare radicalmente il suo futuro, anche dal punto di vista giudiziario. 

La sua elezione "è un segnale che parla della politica che può essere utile e che può cambiare la vita delle persone, anche di chi è più fragile e più debole. Quando la politica sa fare anche questo può ricostruire credibilità - spiega raggiante Fratoianni -. Ilaria è suo malgrado diventata un simbolo dell'Europa che non vogliamo, quella degli Orban che calpesta la democrazia, e di un'Europa possibile in cui i diritti siano tutti interi per tutti e tutte". 

 

 

 

Forse la Salis non cambierà il destino degli europei, ma potrebbe far svoltare il suo. Secondo una indiscrezione del Corriere della Sera, se confermata l'elezione sarà infatti scarcerata e il processo a suo carico sospeso, in base al "Protocollo 7´ sui Privilegi e le immunità dell'Unione Europea". "L'articolo 9 - si legge - prevede che i membri dell'Europarlamento «beneficiano, sul territorio nazionale, delle immunità riconosciute ai membri del Parlamento del loro Stato» e «non possono, sul territorio di ogni altro Stato membro, essere detenuti né essere oggetto di procedimenti giudiziari». Secondo gli avvocati difensori della Salis la norma è retroattiva e valida anche per i fatti avvenuti prima dell'elezione. 

 

 

 

A completare il quadro, sia pure da una questione puramente "ideologica", c'è il risultato del partito di Orban leggermente negativo rispetto alle attese. Fidesz si è fermato al 44,1% delle preferenze per le elezioni europee, mentre Tisza, un piccolo partito relativamente nuovo (fondato nel 2021) guidato da Péter Magyar (pure lui ex membro di Fidesz) ottiene il 30,09%. Malgrado i proclami di vittoria di Orban e gli undici seggi, il partito di governo magiaro ha ottenuto il suo peggior risultato elettorale europeo di sempre: negli ultimi 20 anni, Fidesz è sceso sotto il 50% solo una volta, nel 2004, quando era all'opposizione e ottenne il 47,4% dei voti; Magyar da parte sua ha parlato di "inizio della fine" per Orban. E la Salis, immaginiamo, non vedrebbe l'ora.