Libertà di insulto

De Luca, Saviano & Co? Per loro Meloni dovrebbe subire senza reagire

Gianluigi Paragone

Dopo aver guardato i talk della giornata e letto i giornali il giorno dopo, ho capito che la morale della storia secondo la sinistra e i suoi commentatori è che Giorgia Meloni dovrebbe incassare e starsene zitta. Dovrebbe subire perché lei è la presidente del Consiglio.

Era già accaduto con le querele verso Saviano e con quella verso Canfora. Si è ripetuto con il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Saviano aveva apostrofato la leader di Fratelli d’Italia come «bastarda», Canfora come «nazista». Il coro che si era alzato è stato ovviamente di difesa verso i due e di attacco verso la premier. L’azione legale contro Canfora per l’accusa di essere nazista rimarca l’indignazione per essere associata ai nazisti e questo dovrebbe essere un segnale importante, anzi quel segnale di distanza (che spesso le si rimprovera) da una certa cultura.

Saviano e De Luca invece hanno fatto ricorso a espressioni offensive, a veri e propri insulti. Nel caso di Saviano, la Meloni è andata dritta dritta da un giudice; nel caso di De Luca invece è andata dritta dritta verso... di lui. E la scena è stata un plastico ribaltamento degli atteggiamenti. La Meloni non ha insultato De Luca, ma gli ha ricordato quel che egli le aveva vomitato addosso in una sceneggiata tutt’altro che improvvisata.

 

La Meloni ha puntato il governatore e, guardandolo dritto negli occhi, lo ha fulminato con lo sguardo. Non gli ha restituito l’offesa ma gliel’ha scaraventata addosso spiazzandolo, perché lui in Campania non è abituato a essere sfidato così apertamente. Lei lo ha fatto con la rabbia della donna a cui tutti pensano di poter dire qualsiasi cosa perché è di destra. E lo ha fatto con il tono del presidente del Consiglio che rimette in riga un governatore facendogli sentire quanto pesano le parole.

Tuttavia, come dicevo, a leggere e ad ascoltare le voci che si levavano da sinistra, la Meloni ha sbagliato; ognuno aveva una sua “valida” ragione per consigliare al primo presidente del Consiglio donna come ci si deve comportare.

 

Che ipocrisia, che squallore. C’è chi ha scomodato il Bagaglino, chi Er Monnezza, Lino Banfi e via dicendo. La sostanza è che quella offesa di De Luca sarebbe rimasta un altro precedente circa lo svilimento delle già deboli istituzioni: il governatore della Campania non ha subìto richiami importanti né dalla sua maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale né dal suo partito; giusto qualche commento di circostanza ma a conti fatti l’ennesima guasconata (come quella nei confronti di don Maurizio Patricello, un sacerdote anticamorra attivo h 24) è finita in batteria. Giorgia Meloni ha detto che così non si poteva andare avanti e ha risposto guardando i suoi mascolini di peluche (De Luca, Saviano, Canfora...) negli occhi, con lo stesso coraggio con cui si è guadagnata centrimetro dopo centimetro lo “spazio politico alfa” per eccellenza, ossia la destra. Tutti si sono fermati sulle parole, sul saluto, mala sfida era invece totalmente nello sguardo di sfida, nello sguardo di chi è pronta a ogni engagement in difesa della sua persona, della sua dignità e quindi della carica che rappresenta.

Ps. Vigliaccamente De Luca ha risposto a distanza, dimostrando il suo valore di uomo. Non è una novità...