Volto tumefatto

Chef Rubio pestato? La Comunità ebraica pensa a portarlo in tribunale

Daniele Dell'Orco

Con il volto tumefatto di chi sembra reduce da un incontro ravvicinato con Mike Tyson, Chef Rubio ha denunciato nelle scorse ore sui propri canali social un brutale pestaggio subito due sere fa fuori dalla propria abitazione nei pressi dei Castelli romani. Sorridente, con maglietta con la bandiera della Palestina e simbolo della vittoria con le dita, Rubio ha spiegato di essere stato gonfiato di botte da un gruppo di 5 o 6 persone che si è affrettato a definire: «Ebrei sionisti, terroristi»: «Il giorno dopo (ieri mattina, ndr), il sionismo fa ancora più schifo. Grazie alle comunità ebraiche che permettono tutto ciò, grazie alla coraggiosa spedizione punitiva dei 6 sionisti che armati come il 25 Aprile di martello hanno provato di farmi la pelle - scrive nei vari post pubblicati su X-. Mi hanno massacrato mentre ero fuori casa. Hanno rotto i fili del cancello elettrico, bloccandomi fuori».

Gabriele Rubini ha sporto denuncia alla Digos per l’aggressione subita e ora sono al vaglio degli investigatori le immagini delle telecamere per risalire ai responsabili, ma lui la sua sentenza l’ha già emessa: sono stati Israele e le «comunità ebraiche» in generale.
Del resto, fin dalla bio che accompagna il suo profilo Twitter - “Zionism = Mafia, Genocide, Ethnic Cleansing, Colonialism, Terrorism, Racism, Fascism, Supremacism”, Rubio non ha mai nascosto negli anni l’impegno a sostegno della Palestina arrivando anche a rilasciare alcune dichiarazioni giustificazioniste sul massacro di Hamas del 7 ottobre.

 

Ex rugbista diventato noto al grande pubblico come personaggio televisivo nei suoi programmi di cucina, come “Unti e Bisunti”, dopo un periodo come testimonial di Amnesty International (che ieri gli ha espresso solidarietà), dal 2019 ha sposato in toto la causa palestinese ma più in generale anti-israeliana. Proprio quell’anno, definì «esseri abominevoli» gli abitanti di Israele, cosa che gli costò la prima denuncia da parte in quel caso della comunità ebraica di Treviso.

Nel 2022 si scagliò contro la senatrice Liliana Segre definendo «vergognoso» il «silenzio sistematico» da parte della senatrice su quella che definiva «pulizia etnica» contro i palestinesi in Israele (finì in un’indagine dei carabinieri della procura di Milano).
Inevitabile, anche in questo caso, la reazione della comunità ebraica, con l’ex presidente della sezione romana Riccardo Pacifici che annuncia provvedimenti legali e si augura che Rubio possa rispondere nelle sedi opportune «delle accuse gravissime che ha mosso nei confronti della comunità ebraica. Per questo tipo di cose c’è una definizione ben precisa: istigazione all’odio».

Svariate le reazioni anche da parte della politica: «Il terri bile pestaggio ai danni di Chef Rubio va condannato, senza “se” e senza “ma”. Non condivido come difende le sue posizioni, ma la violenza non è mai ammissibile», fa sapere Marco Furfaro del Pd. 

«Il pestaggio brutale ai danni di Rubio è vergognoso – dice invece Angelo Bonelli dell’Allenza Verdi e Sinistra – Il ministro Piantedosi si attivi subito con la Polizia per individuare i responsabili di questo pestaggio e assicurarli alla giustizia. Che si organizzino indisturbati simili pestaggi squadristi è inaccettabile».

 

 

Solidarietà anche da parte di Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, che a differenza della sinistra specifica un dettaglio non da poco, ovverosia che non ci sono prove che gli autori siano israeliani o filo-israeliani: «Confido che le Forze dell’ordine possano risalire agli autori. Inaccettabili le parole del cuoco che accusa gli ebrei sionisti per quanto accaduto».
Ancor più esplicita la reazione, provocatoria, da parte di Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura: «È un esponente politico che aggredisce puntualmente Israele con parole di ferma violenza, mi dispiace umanamente l'aggressione. La violenza politica è sempre un elemento sconfortante, anche quando vengono aggrediti coloro che hanno incitato alla violenza».

Rubio, caduto in disgrazia dal punto di vista professionale anche per via delle sue esternazioni violente, aveva di recente aperto su GoFund Me una raccolta fondi per chiedere aiuto ai suoi follower e per pagare le spese legali dovute proprio alle tante cause intentate contro di lui, comunque senza rinunciare mai a rincarare la dose contro Israele: «In tutto questo la mafia sionista, di cui i miei delatori fanno parte - scrisse -, sarà sempre una montagna di merda anche se si racconta fabbrica del cioccolato, e la Palestina tornerà libera come tutti noi prima o poi».

Nelle ultime settimane aveva arruolato tra i suoi arcinemici anche il fumettista, anch’esso romano e molto vicino agli antagonisti di sinistra, Zerocalcare, accusato di ipocrisia per via di un supporto a suo dire solo di facciata alla Palestina. Chissà che proprio in quegli ambienti, che di violenza se ne intendono, non vadano ricercati i veri responsabili del pestaggio.