Israele

Rula Jebreal piange il medico che esaltava la strage del 7 Ottobre, il web insorge

Andrea Valle

Riecco Rula. La Jebreal, un tempo prezzemolina e adesso un po’ meno, si riprende la scena. Onestamente non se ne sentiva la mancanza, in televisione e sui giornali, ma tant’è. C’è da infangare Israele, strillare al «genocidio» ed esaltare i palestinesi, e chi meglio di lei? L’ex pupilla del Tele-tribuno Michele Santoro attacca il nemico con l’enfasi di Wanna Marchi quando vendeva gli unguenti: «D’accordo?». L’occasione per tornare alla ribalta, si capisce, era troppo ghiotta, e ci riferiamo alla Jebreal. Da mesi Rula ha intensificato la sua attività di maestrina del giornalismo, ha provato addirittura a smentire le inchieste dei principali quotidiani statunitensi sulla strage di Hamas del 7 ottobre. Ecco, non è uscita proprio alla grande.

Ora la giornalista nata in Israele ma schierata strenuamente con la Palestina s’è messa in testa l’idea meravigliosa di pubblicare il seguente messaggio su “X”, e anche stavolta è stata una raffica di prese in giro, anche se il tema è molto serio.

 

IL CORDOGLIO
Ecco cos’ha scritto: «Il mio amico, il dottor Adnan Al-Bursh, è stato torturato e ucciso dalle guardie carcerarie israeliane. Israele rifiuta di rilasciare il suo cadavere!». Fino a qua, onestamente, uno potrebbe anche empatizzare: un amico è un amico e un dottore è un dottore, condoglianze e pace all’anima sua. Un attimo, ci torniamo subito. Intanto diamo conto della parte finale del tweet: «Israele ha ucciso 540 operatori sanitari a Gaza. I medici palestinesi vengono uccisi negli ospedali e seppelliti in fosse comuni».

Povero dottor Adnan, viene da dire. Poi però sempre su Twitter è venuto fuori chi sarebbe questo medico-“eroe”. È stato Marco Guffanti, “IlGuffanti”, sui social (20mila follower su “X”), il primo a rilanciare la foto della vittima (lo scatto è di dieci anni fa, quindi non c’è l’assoluta certezza che sia lui, nel frattempo è stata condivisa su molti profili anche stranieri). Il soggetto non indossa il camice e non ha in mano lo stetoscopio, ma imbraccia un mitra e posa con altri due “eroi” che brandiscono altrettanti kalashnikov. A corredo dello scatto “IlGuffanti” ha pubblicato un commento: «Qui un’immagine durante il praticantato». Al-Bursh era un chirurgo e a capo del reparto di Ortopedia nella più grande struttura medica della Striscia di Gaza, l’ospedale Al-Shifa.

Sarebbe morto nella prigione di Ofer dopo oltre quattro mesi di carcerazione. Di certo c’è che il dottor Al-Bursh, basta consultare il suo profilo Twitter, l’indomani della strage dei terroristi islamici di Hamas (il messaggio è dello scorso 8 ottobre) ha festeggiato: «Varca la porta contro di loro», ha scritto, «perché quando entrerai, sicuramente sarai vittorioso». Sotto ha pubblicato l’immagine di uno dei terroristi che si è calato sui civili israeliani trucidandoli. Il giorno dopo ancora (e siamo al 9 ottobre), sempre sui social, il dottore ha pubblicato una frase tratta dal Corano: «Allora il diluvio li colse mentre erano trasgressori».

 

LE REAZIONI
Dicevamo che la fotografia con il mitra in mano è rimbalzata anche su diversi profili social in Medio Oriente. La Jebreal è stata bersagliata: «Il bisturi me lo ricordavo diverso...»; «Rula, begli amici che hai»; «Ma con che coraggio, Rula...». Ripetiamo ancora che non c’è la sicurezza che si tratti del medico ucciso, e su questo abbiamo il dovere di essere molto più prudenti di chi pubblica notizie sui social. E però che la vittima non fosse uno stinco di santo, diciamo così, è accertato. Ed è molto difficile, sinceramente, dispiacersi per la morte di chi inneggiava ai tagliagole islamici. Rula ne è affranta. E vabbeh, ognuno si sceglie gli amici che crede.