L'intervista

Sabrina Salerno, lezione alle femministe: "Ho usato il mio corpo. E quindi?"

Alessandra Menzani

Sabrina Salerno non conosce declino. Né fisico né televisivo. Riesce sempre svolazzare con grazia nel mondo della tv, oggi a 50 anni è bella e più consapevole di quando ne aveva 20 e cantava brani pop dopo essere stata scoperta da Claudio Cecchetto. Mamma di un ragazzo di 20 anni, moglie, da Genova è andata a vivere in Veneto dove sta benissimo. Prendersi poco sul serio è il suo motto. In televisione, dopo Sanremo 2020, Ballando con le stelle e tanti “no” ai reality show la troviamo su Raiuno, ogni venerdì sera, con Milly Carlucci che al debutto ha totalizzato 2.667.000 spettatori e il 17.2% di share.

Sabrina, come mai è sempre di moda?
«Non saprei, non mi definirei “in auge”, è un termine che non mi appartiene. Lavoro, sì. Ho sempre dato molta importanza ai “no” che ho detto nella mia carriera: scelte che economicamente sarebbero state interessanti ma non mi avrebbero dato nulla».

Tipo Grande Fratello?
«Non potrei mai. Non sono interessata a quel tipo di spettacolo. Riconosco che i reality hanno rivoluzionato la tv, ma il problema è capire se ti interessa o no puntare gli occhi in quel cubo lì».

Cosa guarda?
«I telegiornali, Netflix, seguo i podcast come Gurulandia, Non hanno un amico di Luca Bizzarri, One More Time di Luca Casadei. Ascolto anche i podcast per ragazzini, per capire il loro mondo e il loro stile».

È la seconda volta che lavora con Milly Carlucci. Che “capo” è?
«Una donna molto strutturata. Avevo fatto nel 2021 Ballando con le stelle. Quando si lavora con lei si è molto sereni, ti senti in una cassaforte. Arrivo anche da tre mesi nella tv spagnola dove mi sono rotta pure i legamenti».

Cosa ne pensa della Rai, accusata di essere politicizzata?
«Guardi, io ho lavorato con tutti i governi, sono molto lontana da certe logiche e la politica non mi ha mai appoggiato né io ho appoggiato la politica. Sono libera»

Com’è la trasmissione di cui ora è giudice, l’Acchiappatalenti?
«Con un video di pochi minuti dobbiamo capire se tra noi e i concorrenti scatta una sorta di colpo di fulmine. Se sì, battiamo un colpo col martelletto. Dobbiamo valutare anche le nostre affinità con il personaggio: perché alla fine dobbiamo esibirci con loro. Evito dunque musica e ballo, voglio divertirmi quindi cercherò cose distanti da me: arti marziali, magia, equilibrismo, cose a cui non pensi mai».

Vuole vincere?
«Dirlo porta jella. Teo (Mammucari, ndr) si dà già per vincitore. Io dico: l’importante è partecipare».

Ha presenziato a Sanremo con Amadeus nel 2020. Cosa pensa del suo addio alla Rai?
«Io e lui arriviamo dallo stessa gavetta, eravamo due ragazzi di Via Massena, di Radio Deejay, entrambi scoperti da Claudio Cecchetto. Avrà avuto i suoi buoni motivi, ci sono intese che si spezzano».

 

 

Come visse quel Sanremo, quello che anticipò di poco il Covid?
«Ero presente in due serate, anche nella finale: tanta visibilità, zero responsabilità. Per Amadeus era il primo Sanremo come direttore artistico e lo ha condotto in modo egregio, come anche i successivi. Mi sono molto divertita senza lo stress della cantante».

Ma non vorrebbe un po’ riassaporare quello stress della gara?
«No, per niente».

Ah.
«Mi chiedono ogni tanto: ma non lo fai un nuovo disco? La verità è che mi sono impigrita: ho la fortuna di fare ogni anno parecchi concerti in Francia con produzioni bellissime, sono “viziata” da un certo tipo di pubblico, è come essere tutte le sere al Festivalbar. Di brani ne ho, dovrei trovare un produttore ma la verità è che non l’ho nemmeno cercato. Vado avanti così: con concerti e tv, per il 90 per cento del tempo».

E il 10 per cento alla famiglia?
«Di più. La famiglia è al primo posto. Mio figlio ora ha vent’anni e fa l’università Ca Foscari in inglese. Fa anche box. Mio marito è molto impegnato: magari non stiamo insieme sempre tutti e tre, ci diamo spazi. Per esempio, ad agosto io e mio figlio saremo insieme in America perché ho delle date lì».

Come vede i giovani di oggi rispetto a quando lei aveva 20 anni?
«C’è l’abisso. Il mondo è cambiato. Non vorrei davvero avere 20 anni oggi, sono felice di essere nata nel 1968. La tecnologia ci ha allontanato dal vivere i sentimenti in prima persona. Oggi si scrive “ti amo” o “ti voglio bene” come bere un bicchiere d’acqua. I giovani sono un po’ anaffettivi, forse».

C’è stato qualcosa nella carriera che le è andato male e che ancora la fa rosicare?
«No. Le cose accadono o non accadono, sono fatalista e mi faccio scivolare le cose addosso. Tutto è importante e niente è importante. Non mi prendo sul serio e mi fa paura chi lo fa. Questo è un lavoro effimero e precario perché si basa sulle scelte degli altri. Sono comunque fortunata perché sono in pista dal 1987 e sono ancora qui».

 

 

C’è un programma che condurrebbe?
«Mi piacerebbe rifare Harem, se lo ricorda? Il programma di Catherine Spaak in cui le donne parlavano e l’uomo le osservava. Era un bel confronto: Harem è un po’ la mia fissa».

E chi inviterebbe nella prima puntata?
«Chiara Ferragni, ovviamente. Poi Stefania Andreoli, una psicologa che sento sempre su Radio Deejay e che mi piace molto. E infine Barbara Alberti: di rottura. L’uomo? Luca Casadei: mi piace lo stile di intervistatore, sono stata una volta sua ospite».

Da quando cantava Boys Boys Boys a oggi, che si mostra con piacere sui social, ha sempre esibito il corpo con orgoglio. Le femministe si sono mai arrabbiate con lei?
«Nel 1988 durante un concerto in piazza a Bilbao con 10mila persone le femministe mi attaccarono in modo violento lanciando bottiglie. Perché, secondo loro, vendevo il mio corpo. Io in realtà vendevo un prodotto che era la musica. La mia immagine, la voce, l’energia, le movenze: sono un tutt’uno. E quindi vendo il mio corpo? Sti cavoli. Qual è il problema?».

Nessuno.
«Utilizzare il mio corpo mi ha aiutato tantissimo. La bellezza è un dono che va coltivato. A 20 anni mi facevo tante pippe mentali. Adesso ho un bellissimo rapporto con me stessa e la mia fisicità. Prendermi cura di me fisicamente significa anche curare la mia anima e la mia mente. Tutto è collegato».

Altre contestazioni?
«No. Sono sempre stata molto rilassata anche nel rapporto con l’altro sesso. Sono cresciuta senza un padre e sono stata io il padre di me stessa, non ho quindi mai avuto conflittualità con il maschile né mi mai sentita inferiore a nessuno. Uomini e donne sono diversi ed entrambi meravigliosi».

Il maschilismo c’è?
«Sì, ma non l’ho mai subito. Per esempio, se uno pensa di potermi dominare, sbaglia di grosso».

E come si rapporta con suo figlio e suo marito?
(Ride) «Dicono che sono tremenda, una mina vagante, una dominatrice. Non è vero nulla!».

È femminista?
«Sono femmina. E donna. Con la “F” e la “D” maiuscole».