Dalla Gruber

Otto e Mezzo, Paolo Mieli: "Perché Toti non si deve assolutamente dimettere"

Si deve dimettere, Giovanni Toti? Per Elly Schlein e il Pd "ovviamente" sì. La stessa domanda Lilli Gruber la pone a Paolo Mieli, ospite in studio a Otto e mezzo su La7. E la risposta dell'ex direttore del Corriere della Sera, oggi editorialista di punta di via Solferino, è tranchant: "No, assolutamente, basta".

Il ministro della Difesa Guido Crosetto in quelle stesse ore aveva difeso il governatore della Liguria, finito agli arresti domiciliari insieme al suo capo di gabinetto e diversi, importanti imprenditori attivi soprattutto nel settore portuale, nell'ambito di una maxi-inchiesta genovese per corruzione. Inchiesta nata 4 anni fa e "esplosa" a un mese dal voto per le europee, contestano i più maliziosi. Crosetto, però, sottolinea un altro aspetto: Toti non è accusato di aver intascato soldi per sé, ma per il suo partito in campagna elettorale. Finanziamenti, è la tesi difensiva, peraltro regolarmente dichiarati e certificati. 

 

 

 

"Oggi sui giornali Claudio Petruccioli, ex esponente del Partito comunista, ha fatto l'elenco di dieci presidente di regione, anche del Pd, che sono stati coinvolti in inchieste giudiziarie più o meno gravi e sono stati tutti assolti - ricorda Mieli -. Quindi aspettiamo. Uno dice 'sono garantista ma dimettiti'. Che sistema è?".

 

 

 

"Quindi Toti fa bene a non dimettersi", chiosa la Gruber. "No, tutti. Non ci si dimette, non si deve ostacolare la giustizia ma soprattutto uno non può chiedere le dimissioni di un esponente della parte opposta. Casomai fai più bella figura a chiedere le dimissioni di uno dei tuoi". 
 

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