Giro di soldi
Francesca Albanese? La paladina dei palestinesi ingannata dalla finta rabbina
È encomiabile la capacità della relatrice speciale delle Nazioni Unite «sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967» Francesca Albanese di finire tenacemente, sulla bocca della cronaca. Specie quando ha un libro J’accuse –sempre contro Israele- in uscita. Iniziamo, con onestà, ad ammettere un nostro errore.Quando, ospite all’ultima puntata di Piazzapulita ho contestato la credibilità dell’accusa di genocidio a Israele contenuta in un report della stessa Albanese; be’, ne ho messo in dubbio la credibilità del ruolo, parlando di «indagini» (non giudiziarie, ma intese come attività di ricerca della verità: ci sono state interrogazioni internazionali) in corso sull’incompatibilità della sua nomina. E questo dato che sul modulo di domanda all’Onu, a pagina 14, per quel ruolo, dev’essere escluso qualsiasi tipo di conflitto d’interesse. Ma Albanese ometteva che suo marito, Massimiliano Calì, aveva di sé stesso scritto in curriculum: «Ha servito come consigliere economico del Ministero palestinese dell’Economia nazionale» dal 2011. Erroneamente, a memoria, io ho affermato che Calì fosse pagato da Hamas; ma si trattava dell’Autorità palestinese, ed evidentemente la sua prestazione è passata attraverso l’Onu. Mi correggo e me ne scuso con i diretti interessati. Ma la sostanza non cambia.
I rapporti con Hamas di Albanese meritano un pezzo a sé. Resta la di lei incompatibilità etica impressa sul modulo dell’Onu, e il sospetto che Albanese, laureata in legge non sia l’avvocato- il “lawyer”- che afferma d’essere come ha attestato sempre sulle sue richieste d’incarico all’Onu. L’inviato delle Iene Antonino Monteleone le ha più volte chiesto, in merito, chiarimenti; ne ha ricevuto in cambio minacce di querela. È fortunato. Io ho ricevuto minacce fisiche molto più serie, rivolte a me e alla mia famiglia dai fan in kefiah dell’Albanese. Ma tiriamo innanzi.
L’INTERVENTO PAGATO
La notizia, ora, è un’altra. La testata DailyWireNews ha riportato che tale (finta) «rabbina Linda Goldenstein» abbia chiesto ufficialmente all’Albanese di tenere un keynote address, presso gli studenti accampati alla Columbia University, un intervento sulla «moralità dell'Intifada che i Sionisti hanno incorporato e trasformato in una parolaccia», aggiungendo «c'è anche un piccolo onorario disponibile» per la famosa relatrice. La risposta della Special Rapporteur Onu arriva da «Eleonora De Santis, studentessa e assistente di ricerca della SR Albanese», la quale richiede spiegazioni sull’intervento commissionato (15/20 minuti agli studenti). Poi De Santis si addentra nel discorso dell’onorario del capo. «A proposito dell’onorario, lei non può prendere alcun onorario per qualsiasi cosa faccia nell’ambito del suo ruolo ufficiale. Tuttavia, lei richiede gentilmente che questo onorario venga trasferito alla borsa di studio (fellowship) della sua assistente che la aiuta nel suo mandato e nel suo lavoro. Puoi fornire qualche dettaglio sull'ammontare ?», ribatte l’assistente. Cioè: non pagate il capo che non può ufficialmente prendere soldi, pagate l’assistente. Una procedura oltremodo bizzarra.E qui, l’ennesima scintilla infiamma i social, a partire da quelli dell’economista Riccardo Puglisi che ha acceso la miccia.
Secondo Daily Wire «De Santis smette di di rispondere dopo che Goldstein ha chiesto se invece l’onorario «poteva essere donato all’Unrwa (l’associazione Onu, direttamente, ndr)». Lì cerca di metterci una pezza «Sara Troian, altra assistente di Francesca Albanese». La quale comunica «che è sua l’idea di pagare l’onorario alla Erasmus University di Rotterdam dove lei è Research Fellow»; e dove è presente un fondo specifico per le «donazioni individuali finalizzate a finanziare la Relatrice Speciale», riporta Puglisi. Puglisi lascia ai lettori ogni commento. Ora, Albanese può fare ciò che vuole. Come libera cittadina. Come dipendente neutrale dell’Onu è diverso. Albanese negli anni, prima del 7 ottobre, ha accusato Israele di colonizzazione e violazione dei diritti umani; ha equiparato la Nakba palestinese all’Olocausto nazista; ha accusato Israele di «apartheid», «genocidio», «pulizia etnica»; nel 2019 è intervenuta a un evento organizzato da un gruppo legato a Hamas; ha attaccato «l’esistenza stessa di Israele: lo Stato ebraico è «in violazione da lunga data dei principi fondamentali del diritto internazionale». Sobrietà e neutralità...