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Prima di domani, Vittorio Feltri: "Scurati ha scritto sciocchezze"

"Perché non hanno consentito ad Antonio Scurati di andare in onda?", domanda Bianca Berlinguer a Prima di domani, il talk dell'access prime time di Rete 4 che precede E' sempre CartaBianca. A rispondere è Vittorio Feltri, fondatore di Libero, con il suo consueto spirito caustico e provocatorio.

"Perché sono stupidi", replica riferendosi ai dirigenti Rai. La vicenda è complessa, perché la conduttrice di Che sarà Serena Bortone sabato mattina ha sollevato il polverone della ospitata saltata dello scrittore, che avrebbe dovuto leggere un intervento sul 25 aprile. Intervento, poi letto dalla stessa Bortone e pubblicato sui social dalla stessa premier Giorgia Meloni, che si è rivelato fondamentalmente un attacco al governo di centrodestra e al presidente del Consiglio, "condannata" a definirsi antifascista pena l'impossibilità di governare questo paese. Ed è su questo che Feltri, in realtà, picchia durissimo con poche e mirate parole. 

 

 

 

"Io l'avrei mandato in onda per far vedere agli italiani quante stupidate si dicono ancora. Le cose che ha scritto Scurati sono delle sciocchezze. Scurati - conclude Feltri, tagliando corto - è un bravo scrittore, diciamo passabile scrittore, ma non è di certo uno storico".

 

 

 

Per la cronaca, poco prima dell'intervento di Feltri a Rete 4 proprio Scurati si è nuovamente sfogato a un convegno di Feltrinelli a Milano: "Io ho toccato con mano negli ultimi giorni cosa significhi subire un oltraggio, una aggressione verbale, una denigrazione da parte di esponenti del governo e delle istituzioni e da parte dei loro squadristi fiancheggiatori". "Il motivo per cui vi invito calorosamente ad andare in piazza il 25 aprile - aggiunge - è che oggi più che mai torna ad essere importante farlo come prima e più di prima, anche se più di prima non è possibile perché tutto si è smaterializzato: la piazza è stata sostituita dalla rete". Ma, osserva, "una cosa che ho imparato sulla mia pelle è che di fronte al fascismo vero e proprio, ma anche all'autoritarismo, ad aspiranti autocrati e democratici autoritari, nessuno si salva da solo. Questi - rimarca - non accettano mai un confronto di idee ed argomenti. Spostano sistematicamente il piano del confronto da quello delle idee e delle opinioni a quello dell'aggressione personale". Ecco perché, conclude, "anche se non sono facile a usare il termine, io dico che questo è un metodo fascista".