Le tavole nel mirino
Zerocalcare usa Ilaria Salis: gli slogan-choc nel fumetto su Budapest
La matita di Zerocalcare a sostegno di Ilaria Salis, tra allegorie, associazioni campate per aria, banalizzazione e slogan sovversivi.
Il nuovo capitolo del suo «Diario a fumetti di un’udienza del processo contro Ilaria Salis e gli altri antifascisti/e», in edicola sul numero del settimanale Internazionale, il fumettista di borgata Michele Reich racconta la sua gita fuori porta a Budapest del 28 marzo scorso, in occasione della seconda udienza del processo a carico dell’antagonista 39enne da quasi 14 mesi in carcere in Ungheria con l’accusa di appartenenza ad un'associazione crimiosa con base in Germania, la “Hammerbande” (in sostanza una gang di “antifà” che da diversi anni picchia con i martelli quelli che reputa essere “neonazisti”) e di tentato omicidio colposo in concorso in relazione ad almeno due dei cinque raid punitivi che la banda ha condotto tra il 9 e il 10 febbraio 2023.
Premessa obbligatoria: dalla periferia romana di Rebibbia probabilmente né Zerocalcare né i suoi amici sodali dei picchiatori “antifà” hanno ben presente la sensibilità della magistratura magiara nei confronti dei reati ideologici. Budapest, specie nell’epoca politica incarnata da Viktor Orban, è tra i pochi Paesi al mondo che equipara le violenze commesse dai nazisti a quelle dei sovietici e più volte nel corso degli anni ha mostrato di tenere il pugno di ferro nei confronti della violenza politica di ogni colore.
I SOSPETTI
Zerocalcare, a cui invece piace molto il modello italiano della tolleranza nei confronti dei comunisti, apre il fumetto meravigliandosi di quello che ritiene essere stato un “pedinamento” nei confronti del suo gruppetto di compagni di merende la sera prima dell’udienza: «Oh, non è inusuale essere attenzionati in una situazione così, ci sta, pure se questa è un’attenzione molto pressante».
Poco dopo si capisce dove vorrebbe andare a parare: nel ritratto dell’Ungheria come un totalitarismo (con tanto di richiamo al “taglio dell’orecchio” che immagina di subire in Ungheria come quello che i russi hanno scelto per punire i terroristi del Crocus City Hall) in cui è impossibile giudicare in modo «equo» i «compagni che sbagliano».
Nel giorno dell’udienza, di buon mattino, il gruppetto del fumettista si ritrova davanti al Tribunale dove inizia una «profilazione a distanza»: alcune persone fuori dall’aula, giornalisti compresi, vengono identificati come “nazi” per via dei brand dei vestiti e qualche altra presunta simbologia. I “nazi”, a loro volta, avrebbero provveduto a minacciare il gruppo di antagonisti sodali della Salis (e quindi, per estensione, del gruppo di picchiatori antifascisti). Secondo Zero, non certo noto per essere un operatore umanitario o esperto in diritto internazionale, «i nazisti filmano, minacciano, decidono chi si può coprire e chino. Che processo giusto si può avere in queste condizioni?».
TROFEO DI CACCIA
Il gruppo entra in aula, Ilaria Salis pure con catene e schiavettoni. Zerocalcare comincia «il martirio di Ilaria» (chiamata sempre con affettuoso nome proprio): «Mi colpiscono due cose scrive -, i passetti piccoli e lenti perché le catene ai piedi sono corte e quel tintinnio quando cammina». Scena che riconduce alla pratica ancestrale di «esporre il corpo del nemico come un trofeo di caccia». Inizia l’udienza e, dopo l’intervento dei legali della 39enne, i giudici emettono il verdetto: niente domiciliari a Salis. Sant’Ilaria colpisce Zerocalcare per la reazione «salda, asciutta e dignitosa». Dopo aver profilato l’Ungheria come un presunto Paese paranazista amico degli estremisti, Zero loda (e quindi si loda) coloro che si sono assunti «un rischio» (di cosa?) e «una responsabilità» (quale?) per il viaggio turistico in Ungheria dando appuntamento ideale alla prossima udienza del 24 maggio.
Infine, il colpo di genio: la citazione, di fronte a quella che ritiene un provvedimento ingiusto, di uno slogan coniato da altri compagni intellettuali come lui, il collettivo Wu Ming, dopo la sentenza della Cassazione contro 10 manifestanti accusati di violenze di piazza nelle giornate di scontri del G8 di Genova. I giudici, tra l’altro, per 8 degli imputati riservarono condanne più lievi rispetto alla richiesta stante il riconoscimento delle accuse del reato di devastazione e saccheggio. Per i compagni i teppisti erano innocenti, come lo sono la Salis e il suo gruppetto: «Il nemico si tiene gli ostaggi- dice lo slogan -, finché la marea non monterà un’altra volta». Picchiando qualcun altro.