Lessico
Zerocalcare a Budapest, lo sfregio ai poliziotti: "Pensavo fossero guardie"
Nella delegazione che si trova a Budapest per l'udienza del processo ad Ilaria Salis (udienza finita male: il tribunale ha negato i domiciliari, dunque la nostra connazionale resta in carcere) c'è anche Zerocalcare, il celebre fumettista da sempre schierato armi e bagagli con la sinistra.
Anche lui in Ungheria, ad attaccare Viktor Orban e i giudici locali. E il sospetto è che, con il loro impegno, la delegazione dem e il fumettista non stiano rendendo un gran servizio alla 39enne accusata dalle autorità ungheresi di avere aggredito alcuni militanti neonazisti nel febbraio 2023.
Tant'è, Zerocalcare è scatenato. Intercettato dal Corriere della Sera, spiega: "L'ingresso del tribunale era presidiato da neonazisti che filmavano e fotografavano tutti quelli che arrivavano con telefonini e telecamere". Dunque denuncia le minacce subite dal gruppo di estremisti: "Gli è stato detto che gli avrebbero spaccato la testa", cita Zerocalcare le parole dell'interprete.
Ma non è tutto. Perché riferendosi sempre al gruppo che identifica come di neonazisti, il fumettista - secondo quanto scrive sempre il Corsera - aggiunge: "All'inizio pensavo fossero guardie, poi ho visto i vari simboli nazisti". Già, "guardie", termine spregiativo con cui definire agenti e poliziotti. Un termine che, per inciso, Zerocalcare usa nei suoi lavori. Ma qui, a Budapest, non siamo certo in un fumetto. E insomma, quel "guardie" - ungheresi o italiane che siano - assomiglia parecchio a un insulto. Proprio come i poliziotti diventano "guardie" in Suburra, a chiamarle con spregio, ovviamente, gli esponenti del malaffare capitolino raccontati nella fiction. "Guardie" così come ripetono i collettivi romani quando vogliono marcare la loro distanza con i poliziotti. No, "guardie" proprio non ci piace.