Stop genocidio?
Ghali fatto a pezzi da Giuseppe Cruciani: "L'ipocrisia di chi si nasconde dietro al vittimismo"
Non sopporta l'ipocrisia Giuseppe Cruciani e così, ieri sera, è tornato sul "caso Ghali" che sul palco di Sanremo si è schierato dalla parte della Palestina scatenato l’ira delle comunità ebraiche in ben due occasioni. Innanzitutto con la sua canzone, che sembra avere non pochi riferimenti all’attualità in Medio Oriente, benché sia stata scritta prima del 7 ottobre; la seconda volta dopo l’esibizione in finale quando il cantante ha urlato al microfono “stop al genocidio”. Una frase che ha fatto saltare sulla sedia l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar, convinto sia “vergognoso” sfruttare il palco di Sanremo per “diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”.
Cruciani nella serata di lunedì 12 febbraio, durante il Tavolo per due, l’irriverente blocco che chiude Quarta Repubblica (Rete 4) di Nicola Porro, ha spiegato le sue considerazioni sul rapper italo-tunisino. “Io dico che Ghali ha il diritto di esprimere in ogni circostanza il suo parere. Ma io non sopporto l’ipocrisia".
L'ipocrisia, ha puntualizzato con Nicola Porro, "di chi prima lancia il sasso (stop al genocidio) e poi si nasconde dietro al vittimismo del non si può nemmeno fare appelli alla pace". "Nelle spiegazioni successive e nella risposta all’ambasciatore israeliano", ha fatto notare Cruciani, "Ghali che cosa fa? Dice: ‘C’è la politica del terrore, non ci vogliono far parlare e ho citato solo la pace’. A parte che non è vero, qui tutti possono dire tutto. E poi fa il furbetto: a Sanremo non ha parlato di pace, ma sostanzialmente ha detto che Israele è uno stato di assassini che vuole sterminare un popolo”. Se avesse fatto un appello generico alla fine delle ostilità, ancorché inutile, non vi sarebbe stato alcun problema. Ma lui, spiega Cruciani, "ha pronunciato quella parola - genocidio - che non c’entra nulla”.