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Ilaria Salis, l'ambasciatore Jacoangeli lavorò con Speranza e Valeria Fedeli
E dire che tra i vari incarichi ricoperti alla Farnesina, Manuel Jacoangeli, attuale ambasciatore italiano in Ungheria, è stato anche vicecapo del servizio stampa e informazione del nostro ministero degli Esteri. Era il 2008 e forse si è un po’ dimenticato come si fa a comunicare, ma di sicuro in passato si è trovato nella situazione di dover riferire la sorte dei nostri connazionali e avrà risposto a decine di domande di giornalisti, attività che invece oggi, di fronte al clamore del caso Salis, gli si accusa di non avere messo molto in pratica.
Tradotto: l’ambasciatore sarebbe rimasto troppo in silenzio sulla reale situazione della 39enne detenuta da 11 mesi nelle galere di Budapest, non avrebbe agito con tempestività, e se la riservatezza è condizione fondamentale per un buon diplomatico, ci sono fatti che non devono essere taciuti, per amore di patria, specie se ledono i diritti fondamentali di un individuo.
Accuse che l’ambasciatore rispedisce al mittente, avendo intuito l’irritazione verso di lui dal vertice della Farnesina che ora si trova a gestire la delicata questione di una cittadina mostrata al mondo in catene senza che il funzionario abbia sollevato una benché minima lamentela. Senza che chi era là, a Budapest, abbia sollevato il caso con le autorità locali.
Eppure Jacoangeli di esperienza ne ha. In Ungheria dal 2021, oltre a essere figlio d’arte e ad avere un curriculum di tutto rispetto (ha 35 annidi carriera alle spalle), è stato consigliere diplomatico di vari ministri. Tutti di area giallorossa. Un caso? Sicuramente è stato apprezzato dalla titolare dem dell’Istruzione Valeria Fedeli, dalla grillina ministra della Salute Giulia Grillo (governo Conte I) e dal successore Roberto Speranza, allora esponente di Articolo Uno, al momento impegnato a presentare il suo libro sul Covid con Schlein e Conte medesimo. In realtà, andando a ritroso nel tempo, si scopre che Jacoangeli da funzionario ha “servito” anche un ministro democristiano come Lattanzio e il suo primo incarico nel 1990 fu nella Segreteria dell’andreottiiano Claudio Vitalone, all’epoca sottosegretario di Stato con delega all’Europa.
Insomma, si può dire che abbia avuto buoni rapporti con tutti i partiti, come spesso avviene nel mondo diplomatico dove le relazioni contano e la politica, a volte, resta sullo sfondo. O almeno così dovrebbe. Ora, raggiunto dalle polemiche, l’ambasciatore si sente finito nel tritacarne. Assicura di non avere mai sottovalutato il caso di Ilaria Salis, ma di essersi attivato subito per garantirle ogni assistenza tramite anche un addetto consolare e ieri l’incontro con i genitori della donna reclusa nelle galere di Orbán è andato bene, come ammesso da Roberto Salis, nei giorni scorsi piuttosto critico con Jacoangeli. «Si inizia a vedere un po’ di luce», ha dichiarato il padre della 39enne, «l’ambasciatore si è dimostrato molto disponibile e ci ha riferito dell’incontro con il ministro ungherese della Giustizia che conosceva il caso di Ilaria, il che è positivo». Certo, adesso bisogna definire quando si presenterà la nuova istanza per i domiciliari, ma qualcosa forse si muove.