Dritto e Rovescio
Capezzone e gli immigrati criminali, Cento zittito: "Ma sarà colpa tua"
I trapper Simba la Rue e Baby Gang sono stati condannati a sei anni l'uno e cinque anni l'altro per l'aggressione, il 3 luglio 2022, a due ragazzi senegalesi ai quali hanno anche sparato gambizzandoli. Nonostante tutto ciò continuano a pubblicare i loro video sui social, ad avere successo tra i giovani che li prendono come esempio e giustificano la violenza come conseguenza di una "vita difficile". Come hanno fatto ieri sera durante lo spazio che Dritto e Rovescio (La7) ha dedicato all’escalation di violenza a opera di immigrati di seconda generazione. Ospite nel salotto di Paolo Del Debbio c'era il direttore editoriale di Libero, Daniele Capezzone chiamato a commentare anche l'osservazione dei giudici che hanno emesso la condanna sulla "spiccata pericolosità sociale" di Simba la Rue e Baby Gang.
A Paolo Cento, direttore di Articolo 9, che tentava di giustificare questi ragazzi che fanno di questi trapper degli eroi, dando "la colpa della società", "è colpa nostra che non gli diamo alternative!", Capezzone ha risposto arrabbiato: "Ma sarà colpa tua!". Poi ha spiegato che "c'è sempre il tentativo di spostare la cosa. Il governo fa un'azione di repressione per arginare il fenomeno e non va, serve un intervento sociale. Poi il governo lo fa: a Caivano ha puntato sulla scuola, sui campi sportivi e non va bene. Poi cominci con la cittadinanza". E qui Capezzone tira fuori i numeri: "In Italia diventi italiano se sei figlio di un italiano, se sei adottato da un italiano, se sposi un italiano, se nasci qui da straniero lo diventi a 18 anni, se sei straniero dopo un certo numero di anni diventi italiano". "L'Italia", puntualizza il direttore, "nonostante tutto questo ha dato il numero più alto di cittadinanze rilasciate in Europa: più della Francia, più del Regno Unito, più della Svezia". "Che volete?", chiede provocatoriamente per poi far notare che "quelli che non hanno la cittadinanza non sono sacrificati in nulla: né sulla scuola, né sulla sanità, né sulle opportunità".
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Paolo Cento si è chiesto allora "come evitare che una generazione o una parte di questa generazione ci sfugga di mano". Il direttore Capezzone ha ammesso che "crescere è un mestiere difficile per tutte le ragazze e per tutti i ragazzi: chi per il corpo, chi per il sesso, chi per il papà, chi per la scuola". "Potete girarla come volete", ha concluso il direttore, "ma non potete giustificare con quella difficoltà il fatto di massacrare gli altri. È uno schiaffo a chi è per terra e ha provato a rialzarsi, a chi ha studiato, a chi ha lavorato, chi si alza tutte le mattine alle sei".