L'imprenditore
Flavio Briatore contro Angelo Bonelli: "Lo assumerei per fargli scoprire cos'è il lavoro"
Da circa due giorni stiamo assistendo ad un botta e risposta senza esclusione di colpi fra il parlamentare Angelo Bonelli e l’imprenditore Flavio Briatore, reo, secondo il leader di Europa Verde, di essere agevolato e tutelato dal governo Meloni sulle concessioni balneari. Al centro del dibattito il noto stabilimento a Forte dei Marmi “Twiga”, e la residenza a Montecarlo dell’imprenditore che non va giù a Bonelli. Non si è fatta attendere la risposta di Briatore.
Dottor Briatore, ha postato in rete un video di risposta agli attacchi che le ha mosso Bonelli, specificando di non conoscerlo. Veramente non sapeva chi fosse?
«Io Bonelli non lo conoscevo. Sapevo che più o meno era un politico ma non sapevo esattamente di cosa si occupasse».
Allora glielo dico io, è il leader di Europa Verde...
«Mi sono informato e mi sembra che Bonelli sia la persona che si è presentata davanti alla Meloni in Parlamento con in mano una pietra dell’Adige, accusando il suo governo di essere responsabile del prosciugamento dei fiumi».
Ha scoperto anche altro?
«Ho scoperto che Bonelli è stato anche il protettore del signore con gli stivali»...
Sta parlando del sindacalista Soumahoro?
«Sì, che non conosco personalmente ma ne conosco le cronache familiari».
Non mi dica, Briatore, che le è sfuggita la proposta di Bonelli fatta a luglio scorso, di istituire il reato di negazionismo climatico?
«Un’assurdità dietro l’altra. Guardi io le dico sinceramente che ho molto più rispetto di un cameriere che lavora da noi che di questa gente qui. Almeno sono ragazzi seri che lavorano, che producono, che mantengono una famiglia».
Perché dice così? Ritiene che Bonelli non lavori?
«Persone come Bonelli non hanno mai lavorato, non sanno cosa vuol dire un colloquio di lavoro, non sanno cosa vuol dire fare un training alle persone. Non hanno nessuna idea di cosa voglia dire lavorare».
Lei nel suo sfogo social ha invitato i suoi follower a non votare Bonelli. Ci spiega perché?
«Perché votarlo non serve a niente. Sono centocinquanta mila euro all’anno circa di stipendio, pagato dagli italiani, letteralmente buttati via. Bonelli ha contribuito zero alla ricchezza o crescita del Paese. Parla, pontifica, e soprattutto critica chi invece produce e fa lavorare migliaia e migliaia di persone».
Come mai secondo lei a sinistra chi fa impresa non viene visto come modello da perseguire ma come nemico da contrastare?
«La sinistra attacca da sempre chi vuol dare lavoro, chi investe, chi produce ricchezza e contribuisce al Pil del Paese. C’è un odio sociale dilagante a sinistra. Il vero problema è che nel nostro Paese ci sono ancora i 5Stelle, i comunisti, le sinistre che odiano gli imprenditori e cercano in tutti i modi di affossarli».
Bonelli l’ha definita patriota con la residenza fiscale a Montecarlo...
«Bonelli dovrebbe ringraziare chi, pur vivendo fuori, investe in Italia. Non ha capito che il grande problema del nostro Paese è quello di attirare gli investitori esteri. Chi investe in Italia paga le tasse per quello che produce in Italia. Paga gli stipendi ai dipendenti, i Tfr ma soprattutto fa acquisti sul territorio contribuendo all’economia territoriale. È preoccupante una tale ignoranza da parte di un politico. Dimostra di non conoscere come vanno le cose».
E all’attacco mosso contro di lei sempre da Bonelli rispetto al fatto che allo Stato, per la spiaggia del Twiga, paga solo venti mila euro all’anno di concessione, cosa risponde?
«Su questo credo sia l’unico punto su cui siamo tutti d’accordo. Non dimentichiamo però che il Twiga fino a poco tempo fa aveva un concessionario a cui noi pagavamo un affitto di duecentocinquanta mila euro. Poi abbiamo rilevato la spiaggia con un contratto della durata di trentaquattro anni e in corso ci hanno cambiato le regole. Uno degli altri grandi problemi dell’Italia è che cambiano continuamente le regole».
Lei quindi concorda che dovreste pagare di più per le concessioni balneari?
«Io questo l’ho sempre detto. Aumentiamo i prezzi delle concessioni e diamo più soldi al demanio. Se queste però sono le regole non può diventare una mia colpa. Però non dobbiamo dimenticare una cosa importante...».
Quale?
«Che ci sono delle famiglie che vivono lavorando tre soli mesi all’anno con gli stabilimenti. L’esempio Twiga non lo devono tirare fuori perché è un caso unico. Ci sono dei balneari che vivono solo di quello e non sono Briatore. Parliamo di generazioni che hanno investito una vita su quel lavoro e senza quello sarebbero in mezzo alla strada».
Sulle aste di cui si parla molto cosa ne pensa?
«Chi parla di aste non sa cosa voglia dire. Io ho visto quando le aste sono state fatte in Francia ed è stato un disastro. Tre grossi gruppi hanno comprato tutte le spiagge e hanno mandato a casa tutte le famiglie. Per cui prima di sbraitare dicendo di seguire l’Europa, consiglierei di seguire cosa dice la Meloni che sta cercando soluzioni che non comportino il mettere sul lastrico le persone. Parliamo di centinaia di migliaia di famiglie che vivono di questo lavoro».
La sinistra che per definizione dovrebbe difendere i lavoratori ha abdicato alla destra le sue battaglie?
«Da tempo ormai. Bonelli, o chi come lui dovrebbe proteggere i lavoratori, attacca me, il Twiga, ignorando che dà lavoro a centoottanta persone. Dovrebbe essere felice se ci fossero cinquanta o cento Twiga in Italia. Vorrebbe dire garanzia di stipendio a migliaia di famiglie. Evidentemente non è un problema che gli sta a cuore. L’importante è attaccare Briatore».
In effetti lei è da sempre un facile bersaglio della sinistra...
«Loro sono contro le aziende a priori. Avevo la barca e per dieci anni mi hanno messo alla gogna, tacciato per evasore fiscale e poi assolto per non aver commesso il fatto. Non importa se generi ricchezza o lavoro, l’importante è demonizzare la tua ricchezza e sperare di vederti fallire».
Forse perché perseguono il paradosso che per arricchire il povero la strada giusta sia impoverire il ricco?
«Solo l’imprenditore può creare posti di lavoro. Un povero può diventare ricco se trova un imprenditore che gli offre delle possibilità. In tutta la mia vita non ho mai visto persone senza capitali creare posti di lavoro. Per abolire la povertà l’unica strada possibile è creare posti di lavoro. Il problema è che hai un governo di destra che appoggia questa filosofia e poi tutti i governi di sinistra, cinque stelle, Bonelli e company che sono tutti contro le imprese e vorrebbero che tutti fossimo come loro».
Lei Briatore non demorde e continua a investire in Italia. Ha da poco aperto un locale a Cortina, un altro a Catania...
«Non demordo anche se le garantisco che investire in Italia è faticosissimo. Abbiamo la tassazione più alta d’Europa. Fare profitti è quasi un miracolo. È un Paese contro l’impresa. Oggi che finalmente abbiamo un governo che vuole fare, dare opportunità e aiutare le imprese, mi auguro cambino le cose. Non sarà semplice finché ci saranno le sinistre che fanno blocco e puntano sul non fare».
Facciamo contento Bonelli. Mi dica almeno che lei è favorevole all’auto elettrica e alla transizione green...
«Pensare di eliminare entro il 2035 le auto a motore termico per diventare tutti elettrici non è realistico. Se un giorno avremo tutte auto elettriche significherà aver dato tutto in mano ai cinesi. Avremo regalato loro tutto il settore dell’automotive. Io spero che non succeda mai o nel caso il più tardi possibile. I politici alla Bonelli non vedono i danni che certe scelte possono provocare. Loro poi non ci saranno più e come sempre saranno i cittadini a pagare».
Come vuole concludere l’intervista?
«Con un consiglio a Bonelli».
Quale consiglio?
«Di venire tre mesi a lavorare con noi. Allora sì che si renderà conto di cosa vuol dire lavorare».