I dispettucci di Elkann per isolare Calenda

Pietro De Leo

Resistere, resistere, resistere. Stavolta facciamo tasto “copia" dal campo avverso, la magistratura militante che ha innalzato a proprio inno quel triplice invito, e incolliamo il tutto sul soldato Ryan del confronto politico. Carlo Calenda, il leader di Azione. A volte vittima di certi slanci egoriferiti che si trasformano in boomerang, da mesi però combatte con cuore -e pressoché da solo- una battaglia su quel che sarà della nostra industria automobilistica. Imputando a Stellantis di aver scelto la deindustrializzazione per l’Italia, va in profondità della questione. Sintesi: Stellantis è nata dalla fusione tra Fiat Chrysler, dunque Elkann-Agnelli, e Peugeot. Nel contempo, il gruppo Gedi, presidente John Elkann, edita Repubblica e Stampa. Ergo, Calenda punta il dito contro le testate del gruppo, principalmente Repubblica, accusandole di far passare in cavalleria le scelte di Stellantis che liquidano la storia dell’industria automobilistica italiana.

 


Ma non solo, Calenda accusa anche il segretario della Cgil Maurizio Landini di essere assai timido sulla questione Stellantis per non perdere i buoni uffici di Repubblica e Stampa. Tutto questo, viene scandito in valanghe di post social, dichiarazioni alle agenzie e in tv. Ne sono nate polemiche a non finire, culminate in una dichiarazione del leader di Azione dal palco di Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia: «Stellantis- ha detto - è la più grande deindustrializzazione italiana passata sotto completo silenzio del sindacato». E ancora, «abbiamo venduto Magneti Marelli, tutto questo è accaduto mentre davamo soldi a Elkann per pagarsi i dividendi necessari alla fusione. È un grande scandalo italiano ed è giusto parlarne qualunque siano le conseguenze. Per me, le conseguenze sono che non ho mai più messo piede su un giornale del gruppo Gedi».

 

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I veti sui media sono questione assai spinosa, la cui esistenza è molto difficile da provare. Su questo, il giudizio va sospeso. E però potrebbe essere emersa una smoking gun, una pistola fumante. Niente Calenda? Tanto Renzi. Ieri, su Repubblica campeggiava un’intervista a tutta pagina del leader di Italia Viva, sul caso Pozzolo. La Stampa pubblicava a sua volta un colloquio con Maria Elena Boschi, che commentava la conferenza stampa di Giorgia Meloni. Dopo il presunto ostracismo, la visibilità agli ex acerrimi soci, che forse è anche peggio. Salvate il soldato Carlo.