il racconto

Mauro Corona e il dramma del fratello: "Voglio rivolgermi a Chi l’ha visto?"

Un Mauro Corona senza peli sulla lingua. Come di consueto l'alpinista presenza fissa di È sempre CartaBianca non si sottrae alle domande. Anche a quelle più scomode. Da tempo afflitto da un giallo personale, Corona è tornato a parlare del fratello morto misteriosamente a 17 anni in Germania: "Voglio rivolgermi a Chi l’ha visto? per capire come è morto in un giorno di giugno del 1968. Aveva accettato di andare a fare il gelataio in Germania su proposta di Antonio Toscani del Moro. Partì a marzo, fu ritrovato a Paderborn, nella piscina di una villa, con la testa rotta - ripercorre il doloroso dramma sulle colonne di Oggi -. Là intorno c’erano cocci di bottiglie. Voglio ritrovare chi era con lui e capire che cosa è successo, parlare con il figlio del padrone della gelateria, se è ancora vivo. Non ho nessun desiderio di vendetta. Mio fratello era bello, era andato via per scappare dalla miseria. Tornò in una cassa. Chi gli aveva dato lavoro non venne al funerale. Nessuno ci ha spiegato nulla, neppure la polizia".

Processato per sequestro di persona, bestemmia in luogo sacro, interruzione di funzione religiosa, lo scrittore dice di non pentirsi di nulla. Gli unici rimorsi? "Verso i miei genitori. Alcune cose non le farei più, mi sono beccato una decina di processi, per bracconaggio, ubriachezza molesta, danneggiamento dei beni dello Stato perché una volta volevo bruciare le urne durante le elezioni. Ho fatto anche otto giorni di carcere con l’accusa di aver picchiato un carabiniere". 

 

 

Una personalità tutt'altro che semplice. E che Vincenzo De Luca, governatore della Campania è arrivato a definire un "capraio afghano". "Credo che abbia offeso i caprai afghani - replica togliendosi qualche sassolino dalla scarpa -. De Luca un po’ mi somiglia. Ma se avesse ascoltato quello che dico in tv avrebbe capito che questo capraio ha anche un po’ di cultura. Per me è un povero diavolo, un misto di buffone e filosofastro, come diceva Macedonio Fernandez, maestro di Borges, del protagonista di un romanzo di Hilario Ascásubi. Mi ricorda Cecchi Paone che ha chiesto di togliermi dal programma di Bianchina. Certe persone meriterebbero di essere menate".