L'attacco

Paolo Crepet, l'affondo della firma della Stampa: "Banalizzazione incredibile"

Sulla morte di Giulia Cecchettin Paolo Crepet ha le idee chiare: la violenza dell'ex Filippo Turetta non è scoppiata all'improvviso. E parte della colpa sarebbe da imputare ai genitori che "non hanno insegnato" al 22enne "la gestione della frustrazione". Eppure non tutti concordano con lo psichiatra. È il caso di Fabio Martini. Intervenuto a Omnibus nella puntata di mercoledì 22 novembre su La7, la firma de La Stampa prende di mira il sociologo. "La famiglia è la società, è il frutto di quello che sta accadendo. È incredibile questa banalizzazione, mi meraviglio che uno psichiatra come Crepet dica certe cose".

Ed ecco che ancora una volta viene tirata in ballo "la cultura cattolica" per cui in Italia si tende "a guardare sempre come una colpa quello che è vicino alla psicologia. È il momento che la classe dirigente si assuma le sue responsabilità. Fino a oggi la politica ha reagito su questa vicenda con una certa compostezza tutto sommato, non inseguendo la faziosità tipica di questa stagione, con l’opposizione che dice che il governo sbaglia tutto e viceversa". Ma - prosegue - "qui c’è un elemento fondamentale, perché se la politica assumesse un atteggiamento fazioso e integralista, tipico di questa stagione, andrebbe contro un sentimento collettivo che in questa vicenda è molto forte, c’è una commozione forte, c’è un’emozione forte. Chi si mettesse di nuovo a ballare da solo contro, contro gli altri, risuonerebbe stonato".

 

 

Non manca poi l'attacco al governo, come se nella drammatica vicenda c'entrasse qualcosa: "Oggi inizieremo a registrare una legittima e fisiologica divisione sulle terapie, ma sono sfumature, in fondo il governo si è riconvertito velocemente. È molto interessante la soluzione di affidare a psicologi, ad avvocati, un minimo di avviamento cognitivo su tutta questa materia. Altrimenti chi dovrebbe fare questo lavoro? I genitori? Non lo fanno perché sono loro stessi la società".