l'intervista

Walker Meghnagi: "Vogliono cancellare l'eccidio del 7 ottobre, un orrore mai visto"

Hoara Borselli

«Sono i popoli arabi, sono i palestinesi che devono muoversi per sconfiggere il terrorismo e per dialogare con Israele. Insieme possiamo fare grandi cose». Parla così Walker Meghnagi, 73anni, da sempre molto impegnato nelle comunità ebraiche. Oggi è il presidente della comunità ebraica di Milano. Lo era già stato qualche anno fa. Quando parla non riesce a trattenere il grande dolore per quello che è successo e sta succedendo in Israele.

La preoccupa l’ondata di antisemitismo che sta travolgendo l’Europa?
«Certo che mi preoccupa. Noi siamo all’erta. Combatteremo contro questi rigurgiti con tutte le nostre forze. E non solo le nostre; di questo sono sicuro: in Italia la gente è con noi. Nonostante certi programmi televisivi che invece di invitare le persone che possono ragionare e dialogare, invitano solo quelli che hanno voglia di litigare. È una vergogna».

In Italia non c’è antisemitismo?
«Voglio dire a gran voce che l’Italia non è un paese antisemita».

Eppure in molti cortei si sono sentite cose non belle...
«Le manifestazioni che si vedono sono organizzate dai gruppi faziosi. Sono manifestazioni che si svolgono senza che ci siano dei motivi validi per farle».

Non le sembra che si stia facendo da molte parti una vera e propria propaganda per nascondere quello che è accaduto il 7 ottobre?
«Sì. È così: oggi c’è la volontà di cancellare quello che è successo il 7 ottobre. Lei si rende conto? 3000 persone sono entrate in piccoli villaggi, hanno ammazzato, seviziato i bambini davanti ai genitori, hanno tagliato le mani ai genitori, decapitato la ragazza di cui hanno trovato l’altro ieri il corpo, anzi, dico meglio, non hanno trovato il corpo: hanno trovato il cranio e poco distante il corpo. Non basta? Hanno trovato dei bambini bruciati. Ci sono 600 corpi che ancora non sono stati identificati. E’ l’atto terroristico più grave che si sia mai registrato nella storia. Mai erano stati presi in ostaggio dei bambini, mai una tale crudeltà sui bambini. Sono entrati in 3000, capisce? Sapevano cosa dovevano fare. E io dico che il mondo non può accettare questo».

Ma la risposta di Israele è stata proporzionata?
«Quando dicono che la risposta di Israele deve essere proporzionata non capisco bene cosa intendano. Come si fa a dare una proporzione di fronte a quella disumana mattanza? La vita umana è sacra, non ci può essere una proporzione. Non c’entra niente se sei musulmano o cristiano. È la vita umana, e non è possibile calcolare le proporzioni. Purtroppo credo che i palestinesi non siano ben rappresentati, sono assolutamente certo che gli stessi palestinesi non sono contenti di vedere ciò che sta accadendo. Ma non c’è alternativa, purtroppo, quello che hanno fatto i terroristi è drammatico e non passerà mai questo incubo, per intere generazioni. Questa cosa lascerà una traccia indelebile nella storia. Ricorderemo per sempre le persone ammazzate e torturate solo perché erano ebree, e questo non lo possiamo sopportare, non si può accettare la violenza gratuita».

Anche per l’entità del massacro, senza precedenti.
«Certo. Quando noi diciamo 1500 morti, se facciamo il conto della percentuale di morti sulla popolazione ci accorgiamo che è come se in Italia ci fossero stati 11.000 morti.
Quando diciamo 4000 feriti è come se dicessimo 30.000 feriti in Italia. Quando diciamo 240 rapiti è come se parlassimo di 2.300 rapiti in Italia. E l’Occidente non può accettarlo. Noi abbiamo la cultura della vita non la cultura della morte».

E questo in Italia si capisce?
«Il popolo italiano non è antisemita, lo sappiamo da sempre».

Perché, però, dopo l’11 settembre tutto il mondo si è stretto intorno agli Usa e non è accaduta la stessa cosa dopo il 7 ottobre?
«Questione di equilibri politici. Chi fa polemica con Israele chiede costantemente la tregua. E però Hamas lancia 300 missili al giorno sul territorio israeliano. Ma di quale tregua parliamo?»

C’è stata a New York una manifestazione di ebrei contro Netanyahu. Come giudica Netanyahu?
«Ha fatto delle cose buone e ha fatto degli errori. In questo momento al popolo israeliano non interessa parlare di politica perché sta lottando tra la vita e la morte, sta lottando per evitare un altro genocidio. In queste condizioni non ha senso discutere di politica: ci sono dei bambini rapiti, ci sono 250.000 persone che abitavano nel sud e nel nord di Israele e sono tutte fuori dalle loro case. Stiamo parlando di una popolazione che vive da 2000 anni nel terrore di essere sterminata. E spesso ci si dimentica di quello che è accaduto 80 anni fa con la persecuzione degli ebrei e con la Shoah».

A Roma hanno incendiato le pietre di inciampo...
«È stato terribile: una vergogna. Anzi, mi passi l’espressione: fa letteralmente schifo. La Shoah non è una cosa lontana. È successo “l'altro ieri”, i nostri padri e madri, i nostri nonni, sono stati loro il bersaglio».

Cosa pensa delle manifestazioni in questi giorni contro Israele?
«Ci rimango male quando vedo queste manifestazioni, questi proclami. I palestinesi vogliono la terra, d’accordo, e questo va bene. Ma è una cosa molto diversa andare in piazza e gridare morte agli ebrei. Lei ha mai visto una manifestazione di ebrei andare in piazza e dire morte ai musulmani? Saremo noi i primi a metterli al silenzio. Ma secondo lei sopra di noi ci sono tre Dio? Possiamo chiamarlo in nomi diversi ma è uno unico per tutti , di qualunque religione».

Lei pensa che sia possibile sconfiggere llamas e sradicare questi terroristi?
«Per fare questo ci si devono mettere anche i palestinesi. Ci sono tanti paesi arabi che vogliono la pace, che hanno capito che aiutandoci cambierebbe il mondo e noi potremmo fare tante cose insieme. Stimo l’Egitto. In Egitto si danno da fare a differenza di quello che succede in Iran. Ma anche gli Emirati e il Marocco, che sta vivendo un momento difficile, e la Giordania. Insieme si potrebbe fare tanto. Sono i popoli arabi che possono fare e creare un dialogo utile a garantire un futuro ai loro bambini».

Che ruolo può avere l’Italia in questa crisi?
«Un ruolo importantissimo: può fare veramente tanto. Abbiamo un governo solido, abbiamo un Primo Ministro che Dio la benedica: rispettata, decisionista. Lei può fare molte cose, può parlare con l’Arabia Saudita, può parlare con i palestinesi, in Israele è molto ascoltata. Aiutiamola. E poi mi ascolti: basta dare denaro ai palestinesi senza sapere dove va a finire. Gli italiani possono costruire le strade in Palestina, i francesi le scuole, gli americani le case. Così va bene. Ma non dare i soldi a chi fa attentati».

Se dovesse dire una cosa a un Imam cosa gli direbbe?
«Io vorrei che l’Imam desse un messaggio di serenità ai musulmani: l’invito a non alzarsi la mattina con l’odio addosso. Perché questo non aiuta nessuno. Né loro né noi».