L'intervista
Salvatore Sardo, lo youtuber: "Musica, armi, droga: vi spiego com'è il mondo della trap"
Salvatore Sardo, meglio conosciuto come “Crazie Mad”, è un giovane youtuber di 21 anni. È seguito da milioni di ragazzi in tutta Italia.
Con lui abbiamo cercato di entrare in quel mondo che catalizza l’attenzione in rete dei nostri ragazzi. Un mondo fatto di ilarità come nel caso di Salvatore, ma anche violenza , armi e droga che sono una costante nei testi dei trapper che lo stesso Salvatore conosce molto bene. Abbiamo cercato di capirne di più, partendo dalla notizia di cronaca che coinvolge il famosissimo trapper “Shiva”, arrestato con l’accusa di tentato omicidio e porto d’armi. «Dietro ho sempre una pistola, pesa più di un iPhone» canta Shiva. La pistola in tasca l’aveva davvero. E ha sparato. Cerchiamo di capire dove finisce il confine tra finzione e realtà. Dove la violenza non è solo fantasia. E badate bene che questi sono i modelli cui si ispirano i nostri ragazzi.
Salvatore, tu sei uno fra gli youtuber più seguiti in Italia. Appena saputo dell’arresto di Shiva hai scritto questo: «Se qualcuno cerca di pestarti a casa tua, come si dovrebbe rispondere? Dico no alle armi (sia chiaro), ma alla fine ha fatto bene, questo Stato non ci tutela». Ti sei schierato con il trapper. Dici no alle armi ma ritieni abbia fatto bene a sparare. Non la trovi contradditoria la cosa?
«Queste mie parole sono frutto di una mia esperienza personale. Vengo da una cittadina siciliana dove troppo spesso sento parlare di gente che ti entra in casa, ladri che ti arrivano con un passamontagna sul volto e tu sei impotente. Mia nonna è stata addormentata con uno spray e derubata. Tu sporgi denuncia ma non succede niente. Quindi come si tutela una persona? Quale è il modo per potersi difendere da questi animali?».
Sparando come nel caso del trapper Shiva?
«Io sono contro le armi lo ribadisco, ma sono terrorizzato. Vivo in casa da solo in una villetta distante dal centro e ho paura. Magari arrivano, mi entrano in casa, mi pestano di botte e io cosa faccio? Odio la violenza però cerchiamo di essere empatici con Shiva che si è visto arrivare due con il passamontagna che lo volevano picchiare. Si è difeso».
Salvatore, avrai visto il video diffuso in rete ed è chiarissima la dinamica. I due scappano all’esterno e Shiva li insegue, estrae la pistola e spara. Legittima difesa o reazione che con la difesa poco c’entra? Non sembrava in pericolo, o sbaglio?
«In effetti la reazione è stata un po’ aggressiva. In quel momento non sai cosa ti passa per la testa e reagisci di conseguenza. Ho empatizzato con lui».
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Ti sembra normale che un ragazzo giri con una pistola in tasca?
«No, non è normale. Ed è quello che mi sono chiesto pure io».
Te lo sei chiesto, però poi hai detto «ha fatto bene»: non credi passi il messaggio anche ai milioni di ragazzi che ti seguono che se vieni aggredito puoi estrarre un’arma e sparare?
«Il mio “ha fatto bene“ voleva essere più uno sfogo verso le istituzioni che non ci tutelano. Non è una giustificazione all’uso delle armi. Io trovo legittimo difendersi se uno viene aggredito, e Shiva è stato aggredito».
Tu conosci il mondo trap. Ti piace? Ti ci riconosci?
«Lo conosco come tutti, ascolto le canzoni trap ma non ne approvo i contenuto, i testi. Armi, droga, strada, violenza non sono argomenti che mi appartengono».
Perché secondo te hanno invece così tanto appeal fra i ragazzi? Sono seguiti da milioni e milioni di giovani.
«È necessario porsi una domanda su questo. Io ho 21 anni e ogni tanto mi partono i cinque minuti e ascolto la Carrà, Toto Cutugno, perché alla lunga mi stanco di ascoltare questa musica trap. Ciò che affascina i ragazzi che seguono il mondo trap è il senso di ribellione che rappresenta. Un coetaneo venuto dalla strada che non si è dovuto laureare per avere soldi e successo. Il ragazzo che dice no alle regole attira».
Non trovi desolante tutto ciò?
«Onestamente sì. Sai che è partito un hashtag, virale in rete: #FREESHIVA. I ragazzi si sono schierati con lui, perché nonostante ciò guai a chi lo tocca. “Ha sparato? Lo dice anche nelle sue canzoni e ci piace per quello”, così pensano. Non è diverso da ciò che racconta nei suoi brani e per cui ci piace. È come se fosse stato arrestato il fratello maggiore, e lo vogliono libero».
Non trovi che nei giovani si stia assistendo a una deriva che tende a normalizzare la droga, le armi e la violenza, al punto da farle sembrare un qualcosa da dover giustificare e non condannare?
«La situazione è sfuggita di mano. Oggi ci sono ragazzini di undici anni che si fumano le canne. Alle scuole medie circola marijuana. A influenzare questa deriva sicuramente contribuiscono anche i trapper. Il cantante, così come lo youtuber, l’influencer, un content creator: vengono idolatrati e visti come modelli».
Viviamo nella censura delle parole. Non si può dire nulla che non passi al vaglio del politicamente corretto. Trovi normale che case discografiche sponsorizzino cantanti che maneggiano la violenza, le armi e la droga con questa naturalezza?
«Io sono contro qualsiasi forma di censura. Per me ognuno deve essere libero di dire ciò che vuole».
Stai parlando su un quotidiano che fa della libertà la sua bandiera, che condanna la censura con la stessa forza con cui condanna la violenza. La mia domanda voleva essere però questa: non trovi un eccesso di moralismo che stride con un eccesso di permissivismo? Perché la violenza non viene condannata con la stessa forza con cui non si può dire nero, grasso o brutto?
«Bella domanda. Non so darmi una risposta. Dico solo che viviamo in un mondo di eccessi al contrario».
Tu, quando accadde l’episodio di Casalpalocco dove ha perso la vita il piccolo Manuel, ti sei schierato a difesa dello youtuber Matteo Di Pietro.
«Voglio specificare che non ho difeso Matteo rispetto a ciò che è accaduto, perché non si può negare la colpa di chi viaggia a 130 km orari in una strada urbana. Indifendibile. Non mi sono piaciuti la gogna e i fiumi di odio contro di lui. Il piccolo Manuel non è morto per il video o la challenge, ma per la stupidità di un ragazzo che ha spinto il piede sull’acceleratore. E con questo non lo giustifico, non voglio difenderlo. Dico che poteva capitare a tutti. È stato un terribile errore umano. Non va demonizzato il mondo degli youtuber. Voglio chiedere a tutti i leoni da tastiera se non è mai capitato loro di spingere sull’acceleratore. Un dramma frutto della stupidità individuale».
Voi youtuber dovete rispettare delle regole prima di pubblicare un video?
«Sì, abbiamo dei paletti enormi e sono una lista infinita. Violenza, armi, ma anche un determinato linguaggio è sufficiente per non farti postare quel video in rete».
Perché invece i video clip dei cantanti non hanno queste regole da dover rispettare?
«L’unica risposta che mi do è che i video musicali subiscono un diverso algoritmo dal nostro. È un altro mondo».
È appena uscita una nota dove si legge che il gip ha convalidato l’arresto per Shiva motivandolo così: «Potrebbe sparare di nuovo». «Shiva quello che racconta nei testi delle sue canzoni lo fa davvero Lo dice durante i suoi concerti. Non nega di condurre una vita dove la criminalità la fa da padrona. Credo sia questo il motivo».