Sconcertante

Giambruno-Meloni, l'orrore di Repubblica: "E li lasciano morire in mare"

La rottura tra Giorgia Meloni e Andrea Giambruno è "un presepe infranto" che rivela "la triste finzione sulla quale si fonda questo governo". La lettura politica e psicanalatica di una vicenda tutta privata è di Chiara Valerio, scrittrice, attivista, penna avvelenata di Repubblica

Un editoriale, il suo, che, analizzando le parole con cui la premier ha annunciato l'addio al compagno, nella bufera per due fuorionda piuttosto imbarazzanti sul set di Diario del giorno su Rete 4 e mandati in onda da Striscia la notizia, tenta di dare una lettura dell'esecutivo. Idea suggestiva, certo, che manderà in solluchero i lettori di sinistra, ma che non può generare sconcerto in tutti gli altri. 

 

 

"Questa distanza tra dire e fare, tra sé privato e sé pubblico, dimostra che non sono in grado, nemmeno in casa loro, di vivere come dicono si debba vivere per essere bravi, buoni e giusti cittadini e cittadine, e dunque ripetono parole e propongono forme di vita in cui non credono e legiferano su argomenti che per loro stessi sono improponibili", commenta la Valerio. Il dualismo manicheo del mondo-Repubblica tenta di trovare conferme in una comune crisi sentimentale: loro, le destre, sono ipocriti e cattivi. Noi, i progressisti, siamo i buoni, perché "ogni giorno ci confrontiamo coi nostri tentennamenti sentimentali, morali e logici".

 

 

La scrittrice-editorialista si sofferma - un classico - su Ginevra, la figlia di Meloni e Giambruno "nata fuori dal matrimonio, e già questo cozza con l'ossessiva esaltazione della famiglia tradizionale". Sottolinea disgustata, è il caso di dirlo, il verbo utilizzato dalla premier riguardo alla nascita della piccola, "regalare": Giambruno, spiega la Valerio, "che è portatore di pene e non di colpa — possibile differenza tra uomini e donne? — ha regalato un figlio a Meloni. Mistica del figlio come dono". Qualcuno potrebbe obiettare che "regalare" è una espressione retorica per dare valore all'amore come dono, appunto, ma nel magico e al tempo stesso austero mondo delle scwha idealizzato da Michela Murgia, grande amica della Valerio, potrebbe per questo finire al confino. "Un figlio è un dono che un uomo fa a una donna, due figli sono il contributo che una donna fa allo Stato italiano", è l'equazione di Repubblica, secondo cui per la Meloni "i figli sono cose". 

 

 

Non va bene nemmeno dire "difenderò ciò che siamo stati", espressione che a dire della Valerio "reificherebbe" le persone, svilendole. Mah. Quindi la conclusione, con il passaggio sulla "goccia che scava la pietra". Rivelerebbe, assicura la Valerio, quanto Meloni "preferisce la pietra che rimane pietra, cioè la propria ideologia". Ne consegue che il governo "disconosce un'ampia gamma di diritti a famiglie che non sono composte da un uomo e da una donna, e a singoli — transgender, omosessuali, lavoratori senza cittadinanza — che hanno meno diritti di altri ma spesso gli stessi doveri, ignora e dunque lascia morire in mare esseri viventi che cercano asilo o solo un approdo, rende impraticabile l'aborto, che pure è una legge dello Stato, e in casa propria ammette per sé tutto o quasi". E pensare che tutti, ma proprio tutti, l'avevano letto solo come un post sulla fine di un amore.