L'intervista al consigliere
Tidei e il video hot: "L'ho visto, è soltanto l'inizio", chi fa tremare il sindaco
Tanti sono gli attori protagonisti di una vicenda che sembra assumere sempre più i contorni di una saga di paese dove si intrecciano storie di paventate ritorsioni, presunti scambi di favori, presunte promesse di denaro, filmini hot che girano, latte di asina che insieme ad una pagnotta di allumiere saliranno sul banco degli imputati. Al centro c’è lui, il sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei, c’è Fabio Quartieri proprietario del rinomatissimo ristorante “l’Isola del Pescatore” accusato da Tidei di aver cercato di corrompere Roberto Angeletti ed altri consiglieri comunali, con lo scopo di farlo cadere. Angeletti non solo è stato denunciato da Tidei e a giorni saprà se verrà rinviato a giudizio per «essere stato corrotto» da Quartieri, ma è ritenuto presunto responsabile della diffusione dei video hot che vedono il sindaco Tidei protagonista. Roberto Angeletti ha deciso di parlare con noi.
Roberto, lei si trova al centro di questa vicenda per essere vittima di un presunto atto corruttivo e perché ritenuto dal sindaco Tidei, il possibile, se non l’unico responsabile della diffusione dei video hot che lo vedono coinvolto. Prima di iniziare mi dica se lei è veramente in possesso di quei video.
«Certo. Io ho quei video, li ho visionati, ma non solo quelli. Anzi, io credo che quelli siano la cosa meno grave di quello che ho avuto modo di vedere o ascoltare e che riguardano il sindaco Tidei».
Come ne è venuto in possesso?
«Dobbiamo fare un passo indietro. Nel marzo del 2022 io vengo denunciato da Tidei per un presunto atto corruttivo che aveva lo scopo di sollevarlo dalla sua carica di sindaco».
Lei è consigliere comunale nella giunta di opposizione al sindaco Tidei giusto?
«Sì, sono stato eletto in una lista civica di centrodestra, in opposizione al sindaco Tidei. Nella tornata elettorale precedente ero stato eletto, sempre in lista civica, con Tidei».
Prima con il Pd, poi con il centrodestra. Idee politiche confuse?
«No, io sono sempre stato convintamente di idee liberali di centrodestra ma per un periodo ritenevo di poter fare un buon lavoro con Tidei, ma così non è stato».
Torniamo alla vicenda giudiziaria. Il 12 ottobre saprà se verrà rinviato a giudizio perché accusato di aver subito un atto corruttivo giusto?
«L’accusa, assolutamente infondata , è che Fabio Quartieri, il proprietario del ristorante l’Isola del Pescatore, avrebbe cercato di corrompere me, il consigliere comunale Massimiliano Fronti e il vicesindaco Andrea Bianchi, con lo scopo di far cadere Tidei dalla carica di sindaco».
Quale sarebbe stato il presunto atto corruttivo che la riguarda?
«Ho ricevuto in regalo da un amico un litro di latte d’asina ed una pagnotta di pane allumiere. Il tutto all’interno del ristorante di Fabio. Nonostante Quartieri non c’entri assolutamente nulla, il solo fatto che questo scambio sia avvenuto nel suo locale, è stato sufficiente per ritenerlo responsabile di corruzione. Quartieri il corruttore ed io il corrotto».
Dovrà quindi rispondere di questo?
«La denuncia fatta da Tidei è più ampia e come le dicevo non riguarda soltanto me. Anche il consigliere comunale Fabrizio Fronti, il vicesindaco Bianchi e un dipendente della multiservizio Salomone Giuseppe. L’accusa è quella di aver messo in piedi un sistema criminoso per fare cadere Tidei. Sul decreto firmato dal magistrato c’è scritto che noi in un sistema criminoso firmavamo delibere di giunta a Favore di Fabio Quartieri».
Siete stati accusati di favorire con decreti ad hoc, l’amico Quartieri?
«Mi scusi, ma possibile che lo stesso pm, quando rivolge a noi queste accuse, non sappia che le delibere di giunta vengono firmate dagli assessori e le delibere di Consiglio vengono discusse da una maggioranza e poi in Consiglio decidi se votarle o meno?».
Sa darsi una risposta sul perché Tidei fosse convinto che stavate agendo per farlo fuori?
«Quartieri lo sfiduciò una volta quando era consigliere. Tutto credo sia partito da lì. Ma non solo, dai video in mio possesso, e sicuramente verrà fuori, si sente l’attuale assessore ai servizi Sociali Pierluigi D’ Emilio, ai tempi consigliere comunale, dire al sindaco Tidei: “Fallo assessore Angeletti, così questo ce lo leviamo dal cazzo”».
Lei è certo di aver sentito questo?
«È tutto agli atti. C’è il video. Quello sarebbe stato il modo più semplice per mandarmi via. Mi dimettevo da consigliere, diventavo assessore e a quel punto si sa che il sindaco può decidere sugli assessori e mi avrebbe mandato immediatamente a casa. Il consigliere può mandare via il sindaco, il sindaco può mandare via l’assessore. Capito il gioco?».
Glielo hanno chiesto poi se voleva diventare assessore?
«Certo che me lo disse. Ma non accettai».
Torniamo alla storia dei video hot. Lei come ne è venuto in possesso?
«Una volta che mi è stata convalidata la denuncia e arrivata al domicilio ho attivato tutta la procedura giuridica per difendermi. Nel frattempo il pm ha chiesto le misure cautelari per tutti noi coinvolti. Il gip ha smontato tutte le accuse a mio carico, rigettandole al pm. A quel punto il pm, non concorde, si è appellato alla Corte d’Appello e invece delle misure cautelari in carcere mi hanno dato il divieto di dimora che non era esecutivo e avevo dieci giorni per fare ricorso alla Cassazione. Il giudice ha accolto il ricorso, rigettando senza rinvio. Ora il 12 ottobre saprò se sarò rinviato a giudizio. Dico questo per arrivare ai famosi video».
Come li ha avuti?
«Innanzitutto girava voce a Santa Marinella di questi video hot di Tidei . Se ne parlava ancora prima che il sindaco si autodenunciasse. Siccome era un mio diritto l’accesso agli atti che mi vedevano coinvolto, facendo tutto l’iter regolare che la legge ci consente, sono venuto in possesso di tutto quello che riguarda questa vicenda, 25 mila file fra video ed intercettazioni. E tra questi ci sono anche i famosi incontri di sesso di Tidei. Ma le ribadisco che per quanto ho visto e di cui ad oggi non posso parlare, ci sono contenuti che probabilmente lo imbarazzeranno di più di quegli atti sessuali».
In che senso imbarazzarlo di più?
«Dico penalmente più rilevanti. Perché in fondo fare sesso mica è reato? Certo, farlo nella stanza Comunale... ma di quello mi interessa poco».
Le interessa poco però si sostiene che lei possa esserne l’artefice della diffusione.
«Io quei video non li ho fatti vedere a nessuno. Dopo tre giorni dall’autodenuncia fatta da Tidei rispetto ai suoi video, ho ricevuto una perquisizione e quei video chiaramente non li ho più solo io. Ma già prima erano agli atti, quindi non sono l’unico. Non capisco il motivo dell’accusa nei miei confronti. Ricordo ancora, quando vennero a casa mia i carabinieri per perquisire il materiale dai pc che mi dissero: “Dai , senza che perdiamo tempo, dacci quella cosa”. Io risposi: “Ditemi voi cosa volete” . E loro: “Dove sono le scopate del sindaco?” E così consegnai tutto».
Teme il rinvio a giudizio?
«No, io spero che ciò avvenga. Lo spero perché sarebbe l’occasione per vedere Tidei sul banco degli imputati. Deve pagare per ciò che ha fatto, perché non si può rovinare così la vita delle persone. Io ho le spalle larghe. Ma chi non le ha?».