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Travaglio spara a zero su Napolitano: "Ci vuole talento, 70 anni di politica e sbagliare tutto"

Tra chi picchia durissimo contro Giorgio Napolitano, nel giorno della camera ardente allestita al Senato, c'è Marco Travaglio. Il direttore infatti dedica al presidente emerito della Repubblica il suo fondo sul Fatto Quotidiano di oggi, domenica 24 settembre. Un editoriale esplicito fin dal titolo: "Il peggiorista", con chiaro riferimento all'etichetta di "migliorista" che accompagnò Napolitano ai tempi della militanza comunista.

Travaglio parte in quarta: "Ci vuole un gran talento a fare il parlamentare per 70 anni, il presidente della Repubblica per nove, il presidente della Camera per 5, il ministro dell'Interno per 2 senza mai azzeccarne una. Quindi Napolitano di talento ne aveva da vendere", picchia durissimo.

Poi, una lunga "rassegna" della sua vita politica, che inizia con il ricordo degli esordi: "Fascista fino alla Liberazione e poi comunista, nel 1956 esalta l'Armata Rossa che soffoca nel sangue la rivolta di Budapest, anzi libera l’Ungheria dal “caos” e dalla “controrivoluzione” e “salva la pace nel mondo”. Plaude al Pcus che esilia Solzenicyn. Partecipa all'espulsione dei dissidenti del manifesto, critici sull’invasione della Cecoslovacchia", rimarca Travaglio.

 

Il direttore gli imputa anche l'aver costretto Silvio Berlusconi ad appoggiare l'attacco Nato in Libia. E ovviamente maramaldeggia su alcune vecchie frasi di Napolitano. "Boom dei 5Stelle? Non vedo nessun boom”, esclama stizzito ai loro primi successi. Va bene ‘sta democrazia; ma, se il popolo non obbedisce, si abolisce il popolo", spara ancora Travaglio. Fino alle conclusioni, ancora in salsa grillina: "Re Giorgio si dimette nel 2015, giusto in tempo per perdersi i boom dei 5Stelle alle Comunali del 2016 a Roma e Torino e alle Politiche del 2018. Con tutto quello che aveva fatto per loro", conclude Travaglio ricordando come Napolitano, involontariamente, spalancò le porte all'ascesa pentastellata.