Realtà dei fatti
Donne che odiano le donne: l'analisi di Senaldi
Ma cosa c’è di male nell’affermare che, se ti ubriachi fino a perdere coscienza di te, è più probabile che qualcuno ne approfitti e magari, se sei una ragazza, ti violenti? Il compagno della Meloni ha detto questo e da due giorni viene massacrato dalla sinistra, dalle femministe e da alcuni giornalisti e intellettuali che fingono di non capire. L’accusa è che quella frase pronunciata da Giambruno «se ti ubriachi, poi trovi il lupo» – sia una criminalizzazione delle ragazze abusate e una mezza giustificazione dei loro stupratori.
Gli intelligentoni la chiamano vittimizzazione secondaria, significa far cadere su chi subisce il reato una parte di colpa. Sono accuse del tutto fuori luogo. La frase del giornalista sintetizzava un dibattito televisivo che era partito dal postulato che il solo colpevole in caso di stupro è il violentatore, che una donna ha diritto a ubriacarsi, esattamente come un uomo, senza per questo essere molestata, e che sia giusto applicare un’aggravante a chi ne abusa.
Chi vuol però difendere le ragazze dagli stupri, anziché trasformarsi in un testimonial della sacrosanta libertà a sballarsi dovrebbe dire ai giovani, di entrambi i sessi, che ubriacarsi come se non ci fosse un domani è pratica da idioti, da evitare assolutamente. Primo perché fa male, secondo perché bisogna imparare il rispetto di se stessi, terzo perché ti espone a svariati rischi gravissimi; tra i quali, per lui quello di diventare un criminale stupratore e per lei quello di essere violentata. Non è un discorso patriarcale, maschilista, colpevolista o giustificazionista, non è neppure un giudizio morale, è un dato statistico: più i ragazzi abusano di alcool e droghe, più stupri ci sono.
Chi pensa di difendere le donne dalle violenze inneggiando al diritto all’allegra bevuta non rende loro un gran servizio; anzi, le instrada su una china pericolosa. Certo ogni donna ha diritto di bere, anche se non è uno di quei diritti da propagandare con vanto, senza subire conseguenze. Però la realtà spesso se ne sbatte dei diritti e capita che essi debbano essere difesi dai titolari, magari con comportamenti prudenti come rimanere capaci di intendere e volere o non frequentare gentaglia. Lo conferma la cronaca.
Nella vicenda del presunto stupro di gruppo nella villa sarda di Grillo ci sono due ragazze. Una non ha bevuto e l’altra sì. La prima si è addormentata sul divano e nessuno l’ha toccata. La seconda sostiene di essere stata abusata. Così è andata per la vicenda, ben più nebulosa, del figlio di La Russa. L’amica sobria è tornata a casa, quella drogata e ubriaca si è svegliata l’indomani in un letto non suo sostenendo di non ricordarsi nulla. Difficile pensare che sia casuale. Raccontare il mondo per come è, anziché per come dovrebbe essere, è la cosa migliore per proteggere i giovani, maschi e femmine. Io ho diritto a passeggiare con il portafoglio in tasca e l’orologio al polso. Se però lo faccio nelle favelas di Rio de Janeiro, può capitare che qualcuno mi ammazzi; dopo di che del mio diritto non me ne faccio più nulla e magari qualcuno, nel riportare la notizia, direbbe anche che non sono stato molto furbo. Vittimizzazione secondaria?