La sciacallata
Saviano, macabro show al funerale della Murgia: insulta i giornali di destra
Niente corone di fiori. Non sull’altare, tanto meno sul proprio feretro. Era stata dettagliata e precisa Michela Murgia nel predisporre le sue esequie, esattamente come aveva organizzato con estrema attenzione la successione dei propri beni, dettando le ultime volontà all’avvocato Cathy La Torre, amica carissima.
C’è però una simbolica, seppur piccola, pianta di ulivo posta sull’altare. Forse un memento politico in quest’ora di triste commiato o magari un’idea ben precisa di ciò che dovrebbe tornare ad essere la sinistra, chissà. Probabilmente solo casualità botanica. Ai funerali di Michela Murgia, svoltisi ieri pomeriggio nella cosiddetta “Chiesa degli artisti”, cioè la basilica di Santa Maria in Montesanto di Piazza del Popolo a Roma, si respirava certamente un clima molto affine alla sinistra. Più volte cittadini comuni e fan rimasti fuori dalla Basilica (tutto sommato angusta) hanno intonato “Bella Ciao”. È accaduto subito dopo l’allocuzione di don Walter Insero, come pure all’uscita del feretro.
LA PLATEA
Certo, a ben osservare la platea stipata tra i banchi del sacro tempio qualche purista del buon costume avrà pure provato sgomento rilevando l’enorme quantità di canottiere, shorts e capelli colorati presenti, ma per quest’occasione - un funerale “queer”, seppur cattolico - si è potuto chiudere un occhio.
Ad inizio funzione don Walter legge una lettera inviata dall’arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, che molti interpretano come un messaggio di papa Francesco in persona per tramite di uno dei suoi più fidati collaboratori.
«Il libro della sua vita non è finito, ed è un libro che Michela ha scritto con tutta la sua passione fino all’ultimo», scrive il porporato, e queste sono probabilmente le parole più belle pronunciate nell’intera funzione. Una funzione che qualcuno aveva immaginato come un messaggio dichiaratamente politico per l’avvenire, pur privo di Michela. D’altronde lo stesso Roberto Saviano, nell’annunciare la sua presenza al rito invitando tutti gli estimatori di Murgia a fare lo stesso, aveva pensato a questo evento come tutto fuorché privato. Tra la folla accaldata stipata nella centralissima Basilica romana ci sono tuttavia pochi volti noti, soprattutto tra i politici. C’è la segretaria del Partito democratico Elly Schlein con la compagna, ma dal quartier generale del Nazareno nessun altro tra i dirigenti.
Facendosi poi largo con lo sguardo tra i ventagli delle signore accaldate, ecco un’altra coppia famosa di donne sposate: Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi, con la “moglie”, la cantante Paola Turci, quest’ultima visibilmente commossa. Non ci sono gonfaloni, corone o simboli delle istituzioni. Anzi, quando poco prima dell’inizio della cerimonia alcuni inservienti del Campidoglio hanno fatto capolino portando corone da parte del sindaco e dell’amministrazione capitolina sono stati gentilmente invitati a lasciale fuori dalla chiesa. A fine funzione, parla l’attrice e umorista Lella Costa e poi ecco Saviano, che ovviamente s’è preso la scena dimenticando di non essere su un palco per uno dei suoi spettacoli, ma su un altare di una chiesa per un commiato. Quasi uno show, quello del padre di Gomorra.
L’inizio è quasi drammatico, tra le lacrime, forse un po' troppo teatrale a voler essere pignoli. Senza nemmeno asciugare le gote irrorate, ecco dunque il tanto atteso comizio “tutt’altro che privato” dello scrittore. Perle come «con Michela ci ha unito indissolubilmente il prezzo altissimo pagato per le sofferenze subite dai giornali populisti, dagli squadristi dell’informazione”, oppure “nei miei processi del tutto politicizzati, mi è stata sempre di supporto e sostegno». Come a dire: la pensavamo e la pensiamo esattamente allo stesso modo. Tra i pochissimi leader presenti c’è Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, che ha parole commosse per quella che ai microfoni dei cronisti definisce «una carissima amica».
S’intravede Angelo Bonelli, alleato dello stesso Fratoianni con i suoi Verdi, infagottato nella giacca di lino sgualcita d’ordinanza. Per il resto, della sinistra parlamentare neanche l’ombra sotto la canicola romana di Piazza del Popolo.
Stesso dicasi per i grillini, nessuno dei vertici ha deciso d’interrompere le proprie ferie per presenziare. Infine, il commiato vero, quello del celebrante don Insero, incentrato sulla preghiera e con le parole tratte dal Vangelo di Giovanni in cui si parla della soglia attraverso la quale passare per raggiungere la pace eterna: «La soglia per Michela era qualcosa da superare, ma ora è nel viaggio verso il Padre, non verso il nulla». D’altronde Michela avrebbe voluto soprattutto essere ricordata come una cristiana. Una donna che dialogava, come amava ricordare egli stessa, «quotidianamente con Dio». Così vogliamo ricordarla anche noi.