Sentenze

Paolo Mieli stronca il Pd: "Reddito e salario, perché non lo avete fatto prima?"

Sale in cattedra Paolo Mieli. E lo fa con una lunga e accurata analisi sul Corriere della Sera. Si parla del governo, di Giorgia Meloni e delle vicende degli ultimi giorni: reddito di cittadinanza e lo slittamento del confronto sul salario minimo invocato da Pd e grillini. E le parole dell'ex direttore del quotidiano di via Solferino sono assai critiche nei confronti delle opposizioni e della sinistra, perennemente tentennante e poco sul pezzo.

Secondo Mieli, in vulnus sta in primis nella tendenza dei partiti di sinistra a spaccarsi regolarmente su temi di assoluta importanza: "Divisivo come la guerra d’Ucraina o la Gestazione per altri e un’infinità di argomenti sui quali l’opposizione si divide, appunto, tra quelli che votano sì, quelli che votano no, quelli che si astengono e qualcuno che esce dall’Aula", scrive. 

E ancora: "Solo su due questioni tra gli avversari della Meloni si è trovato un accordo di massima nel fronte che va da Azione al M5S: la protesta per il modo brusco con cui è stato abolito il reddito di cittadinanza e l’adozione di una norma che fissa il salario minimo a 9 euro lordi. Il Pd, con Marco Furfaro, ha protestato per la dilazione e ha annunciato che raccoglierà firme nelle piazze e sulle spiagge", picchia durissimo.

 

Il crescendo mieliano prosegue: "I giornali della destra hanno riproposto dichiarazioni di intellettuali, economisti progressisti, esponenti del Pd e del sindacato contrari sia al reddito di cittadinanza, sia al salario minimo. Colpisce che nessuno dei chiamati in causa si sia sentito in dovere di spiegare e argomentare perché ha cambiato idea. In casi simili, a sinistra, si sorvola", sentenzia.

Gli affondi più pesanti sono quelli che vanno a colpire il Pd: "Reduci da un decennio in cui sono stati quasi sempre al governo, si trovano invece assai spesso nell’imbarazzo di dover chiarire perché quello che propongono ora non lo abbiano realizzato quando era nelle loro possibilità. E perché adesso non prendano sul serio l’offerta della Meloni cimentandosi nell’arte di trovare un varco nella maggioranza allo scopo di ottenere un risultato. Di compromesso, certo, ma pur sempre un risultato", conclude un Paolo Mieli piuttosto definitivo.