Prendere posizione
Andrea Purgatori, il generale Camporini: "Non mi unisco alla beatificazione"
"Perché non mi unisco alla beatificazione del collega Andrea Purgatori". Con questa frase Vincenzo Camporini ha pubblicato sul suo profilo Twitter un articolo di Gregory Alegi sul sito Startmag.it che si intitola così. Nell'articolo viene poi smontata la figura del giornalista e conduttore di La7 stroncato a 70 anni da una malattia fulminante. Il generale Camporini ha condiviso il pezzo perché d'accordo con il suo contenuto?
"La scomparsa del noto conduttore, sceneggiatore e giornalista", si legge nel pezzo, "è una tragedia umana. La malattia fulminante che lo ha travolto oggi lascerà in quanti gli erano vicini un vuoto che i tanti tributi alla memoria non potranno riempire. Ma lasciatemi dire che di qui alla sua santificazione, senza istruttoria, ma per chiara fama, fino all’applauso alla Camera, ce ne corre".
Quindi attacca: "Quando seguii i processi in Ustica in Assise d’appello, Cassazione e Corte dei Conti non lo vidi mai seduto a prendere appunti". E ancora: "Al lettore non era sempre chiaro che in Purgatori coesistevano il giornalista che aveva studiato alla Columbia School of Journalism e il presidente del sindacato degli sceneggiatori, il cercatore di documenti e il conduttore tv che doveva trovare scoop settimanali, il cronista e il protagonista. La capacità di drammatizzare lo rendeva capace più di immaginare scenari che di sottoporli a una rigorosa verifica, o almeno dar conto malvolentieri dei risultati di tale verifica. È il caso della partecipazione della portaerei Saratoga alla presunta battaglia aerea".
"E perché non dire che la sua passione per lo scoop si era tradotta in scivoloni anche su altri temi? Il più celebre è forse 'il video dell’uccisione del generale Suleimani', il comandante dei pasdaran iraniani, colpito da un drone statunitense il 3 gennaio 2020 nei pressi dell’aeroporto di Baghdad. Cinque giorni dopo, l’8 gennaio, Purgatori trasmetteva nel suo programma Atlantide le immagini esclusive. Bastavano poche ore ai giornalisti Paolo Attivissimo e David Puente, da tempo impegnati contro bufale e fake news, per rivelare su Twitter e quotidiano Open che le spettacolari immagini dell’attacco erano tratte dal videogioco AC-130 gunship simulator". Insomma, conclude Alegi: "Si potrebbe andare avanti con fatti piccoli (l’inesistente TF-104S che avrebbe volato il 27 giugno, che gli contestai in radio) e grandi (l’intervista al marinaio della Saratoga, senza fact-checking e con traduzioni forzate), ma gli esempi possono per illustrare come il giovane paladino dell’inchiesta scomoda si fosse gradualmente trasformato nel difensore della sua stessa carriera".