Il comico

Berlusconi? "Rutto nazionale": orrore-vip, chi si copre di vergogna

Daniele Dell'Orco

È riuscito a suo modo a rimanere nella storia il comico Corrado Guzzanti, con quel suo scempio di post social con la scritta “Rutto nazionale” su fondo nero nel giorno dei funerali di Stato di Silvio Berlusconi. È diventato virale, ha rimediato qualche secondo di notorietà e sarà probabilmente ricordato da molti nella sua vena macabra. Sebbene qualche ora dopo siano arrivate una sorta di scuse, sempre via Instagram («La battuta si riferisce solo alla scelta di imporre il lutto nazionale per una personalità politica che una metà del paese non giudica positivamente. Tutto il mio rispetto invece (pensavo fosse ovvio) per chi partecipa al lutto e alla cerimonia funebre»), la sua iniziativa ha contribuito a togliere il freno ai comportamenti tra i più beceri visti nelle ore dopo la scomparsa del Cavaliere.

 

 

 

Guzzanti, comunque, è in buona compagnia. Dalla ex fidanzata di Damiano dei Maneskin, Giorgia Soleri («ha rovinato l’Italia»), ad uno dei segugi di Travaglio, Gianni Barbacetto, che ospite a L’Aria Che Tira per provare a sfruttare per l’ultima volta la loro più grande fonte di reddito (l’odio anti-berlusconiano) ha scelto di promuovere il suo libro su Berlusconi definendolo un «finanziatore della mafia» in diretta tv. Immancabile il coccodrillo caustico di Oliviero Toscani a La Zanzara: «In un certo senso Berlusconi è stato peggio di Mussolini, perché ci ha tolto una morale e una dignità che prima avevamo. Ci ha fatto diventare un popolo di ballerine, ci ha volgarizzato, ci ha messo rossetto, tacchi. Ci ha messo il culo di fuori».

 

 

 

In giro per l’Italia comunque di manifestazioni d’odio ce ne sono state e continuano ad essercene parecchie. Sono decine i Comuni in cui si segnalano amministratori che si sono rifiutati di partecipare al minuto di silenzio, necrologi strappati, tricolori mai posti a mezz’asta. Al teatro Regio di Torino, nel tempio della lirica di Piazza Castello e in occasione della prima di “Madama Butterfly”, il raccoglimento per Berlusconi è stato sommerso da fischi e insulti. Per non parlare dei brindisi. È ormai nota, a Bologna, la scelta del collettivo Làbas di celebrare una vera e propria festa perla morte di Berlusconi. In tutta Italia, comunque, si sono svolte diverse manifestazioni di protesta contro la proclamazione del lutto nazionale. Proteste che sono state portate avanti anche in formato digitale. Potere al Popolo ha invitato i suoi sostenitori a mettere in atto quello che in gergo si definisce tweetstorm. Nel giorno del funerale di Stato, l’organizzazione politica aveva invitato a pubblicare, dalle 15 alle 19, dei tweet con l’hashtag #luttostatomafia.

Non solo: gli account social della formazione di estrema sinistra hanno condiviso foto di persone scattate mentre reggevano un cartello con su scritto “Non in mio nome”, in riferimento al lutto nazionale concesso all’ex presidente del Consiglio dal governo Meloni. Mentre sui social è andata in scena questa mobilitazione, nella Capitale è stato srotolato uno striscione con su scritto: «Oggi non siamo in lutto, siamo in lotta». Firmato, “transfemministe e antifasciste di Roma”. Al sit-in organizzato all’Altare della Patria ha partecipato il gruppo di “Non una di meno». Su change.org poi l’astigiano Patrizio Onori, attivista Lgbt ed ex presidente dell’Asti Pride, ha iniziato a raccogliere le firme definendo il lutto «una sorta di ipnosi collettiva, da Italietta». L’Oscar se lo aggiudicano all’estero, con la rivista francese Charlie Hebdo che ha deciso di “omaggiare” il Cav con una vignetta in copertina: Berlusconi in verde e dal suo orecchio destro tre vermi con le sembianze di Giorgia Meloni, Marine Le Pen e Viktor Orban: «Lascio in eredità all’Europa tutti i miei vermi di estrema destra», dice la didascalia.