Complice e avversario
Carlo Freccero, "la vera eredità di Berlusconi"
Un funerale "poco berlusconiano". E una eredità "che sarà più forte nella televisione commerciale, destinata a restare, rispetto alla politica". E' il giudizio di Carlo Freccero su Silvio Berlusconi, dopo le esequie di Stato dell'ex premier morto lunedì a 86 anni. Del Cavaliere, racconta, è stato "complice e avversario", dagli esordi di Telemilano alla Rai 2 di Santoro e Luttazzi.
Sui funerali del leader di Forza Italia, spiega in un'intervista al Secolo XIX "l'ho visto per pochi minuti, mentre aspettavo il treno in ritardo. Ho avuto l'impressione di funerali poco 'berlusconiani', per una ragione semplice: il rito ambrosiano è molto austero, come il Duomo di Milano". "Lui avrebbe avuto bisogno di una grande basilica barocca, anche dal punto di vista televisivo più vicina al medium. E poi la musica, i canti. Quindi mi ha colpito questo fatto perché ho trovato nel funerale quell'austerità che non l'ha contraddistinto nella sua vita".
"Berlusconi politico - conclude Freccero - è finito nel 2011, quando i poteri forti, più forti di lui che pure era stato padrone dell'Italia, lo hanno fatto fuori. Da allora è iniziata un'altra storia, quella della finanza e del globalismo, della tecnocrazia in cui in un certo modo siamo ancora dentro". Per questo, sottolinea, il suo vero "testamento" è quello di Mediaset e dell'impatto culturale e sociale della tv commerciale che, di fatto, il Cav ha importato in Italia.