Un esperimento narrativo
Se il detective Dino Buzzati indaga sui suoi noir
Prendete Philip Marlowe – impermeabile, sigaretta tra le dita, cappello calcato sullo sguardo triste- e dategli le fattezze di Dino Buzzati. Poi precipitatelo sotto il nevischio di piazza Duomo, davanti al mitico bar Camparino con la scritta “Aperol” che illumina gli angoli delle galleria, e, al contempo una serie di delitti che sanno di follia borghese e acqua di colonia.
Così il mensile di critica del fumetto Fumo di China mette in copertina l’esordio di Odino Buzzi, cronista detective Omaggio a Dino Buzzati, curato da Andrea Artusi & Mirco Zilio (per Round Robin Editrice in collaborazione con l’Associazione Internazionale Dino Buzzati), ossia un graphic novel di genere giallo, «un soft boiled ambientato nella suggestiva atmosfera dell’Italia degli anni Sessanta dove il protagonista, Odino Buzzi, si troverà a indagare su quattro casi fuori dall’ordinario», recita la sinossi.
Di Buzzati segugio di notizie e magnifico reportagista il nostro ricordo è storico ma nitido. Non c’è cronista di nera che non abbia avuto a modello - per dire - i suoi servizi da inviato del Corriere della sera sulle 44 bare di bambini incastonate nel tragedia di Albenga del 1947.
Sicché è un piacere, oggi sfogliare, in un disegno che fa molto ligne claire francese che ricorda i Blake e Mortimer di Edgar P.
Jacobs, le avventure del Dino detective privato. Il suo alter ego Odino Buzzi, si troverà a indagare su quattro casi fuori dall’ordinario.
IL CRONISTA E MONTANELLI Il primo, dal titolo L’Infinito, lo vede alle prese con un’esposizione di quadri misteriosamente vandalizzati. Ne L’impareggiabile Capolavoro si confronta con il caso di un noto compositore che, apparentemente, si è tolto la vita. Morti sospette sono invece quelle presenti nel racconto a sfondo noir La Clinica; mentre in Redenzione è un sacerdote a fare al nostro eroe una richiesta talmente sorprendente da lasciarlo senza parole. Non spoileriamo di più. Ricordiamo solo che i “Quattro racconti” di Odino sono liberamente tratti per atmosfere e misteri da capolavori buzzatiani (come Sette piani). In più, il Buzzati investigatore ha una grande capacità deduttiva, scova dettagli suona, percepisce il mugolio delle anime perdute e compone musica e «ha un approccio senza riserve con cui affronta i casi: è uno spirito libero, privo di condizionamenti mentali, in un’epoca di grande conformismo», almeno così lo descrivono proprio a Fumo di china i vari autori delle storie, una truppa varia di talenti: Ivo Lombardo, Andrea L.. Gobbi, Marcello Bondi, Davide la Rosa e Alberto Toso Fei, disegnato da Artusi, Michela Di Cecio, Ivano Granato e Theo Szczepanski.
Ora, Buzzati, al di là delle sue opere d’illustrazione come Il gatto mammone e I miracoli di Val Morel, fu il primo vero grande autore totale del fumetto italiano, se si esclude l’immenso Hugo Pratt che nel 1967 uscì su Linus con Una ballata del mare salato. Il direttore di Fumo di China Loris Cantarelli ricorda un episodio storico che coinvolse lo scrittore come autore del rivoluzionario Poema a fumetti (Mondadori 1969): «Almeno un paio di volte Indro Montanelli ricordò che alla sera del 12 dicembre 1969 era prevista con loro due, Dino e Indro, una presentazione di quel primo graphic novel italiano alla Libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele che avrebbe legittimato in grande stile il fumetto in Italia, allora medium reietto. Ma, dopo, la bomba nella vicina Piazza Fontana al mattino fece ovviamente annullare quell'appuntamento storico... ». Oggi il mondo è cambiato. E mentre la Sergio Bonelli editore è in convulsa preparazione dell’adattamento a fumetto de Il deserto di Tartari di Michele Medda e Pasquale Frisenda, il fantasma di Buzzati si riprende la scena e vaga di tavola in tavola nei territori- che gli sono assai consoni- di Raymond Chandler e Giorgio Scerbanenco...