Mister manetta
Marco Travaglio, il re dei forcaioli sfriziona: "Impagnatiello presunto innocente"
Tutto può accadere, anche che Marco Travaglio si riscopra garantista. Succede su Alessandro Impagnatiello, il 30enne che ha confessato l'omicidio della compagna Giulia Tramontano e del bambino che portava in grembo. Al caso ormai noto come l'omicidio di Senago, piccolo comune alle porte di Milano, il giornalista dedica un editoriale sulle colonne del Fatto Quotidiano da lui diretto. E nell'edizione di mercoledì 7 giugno si legge: "Come ogni delitto 'comune' (cioè estraneo al mondo del potere), anche l’omicidio di Giulia Tramontano confessato da Alessandro Impagnatiello sta mandando in cortocircuito l’impalcatura del 'garantismo' all’italiana: quell’armamentario di gargarismi e slogan insensati che scatta appena viene beccato un colletto bianco".
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Il motivo? "A nessuno viene in mente di ricordare che il reo confesso è un 'presunto innocente': eppure, per la legge e la Costituzione uguali per tutti, lo è anche lui". Il re dei manettari questa volta non grida al "carcere" bensì chiede che Impagnatiello, reo confesso, venga trattato come un presunto innocente. Di più, Travaglio aggiunge: "Nessuno si sogna di protestare per la pubblicazione di verbali e chat, di invocare il segreto o la privacy dei 'terzi' citati nelle carte e negli sms: infatti è materiale depositato e dunque non segreto; ma, se al posto di Impagnatiello ci fosse un Vip, la stampa traboccherebbe di sdegno e il Parlamento di interrogazioni". T
irando in ballo Carlo Nordio, intenzionato a regolarizzare le intercettazioni, il direttore del Fatto arriva a dire che se si trattasse di un personaggio pubblico "dal ministero della Giustizia partirebbero ispezioni e azioni disciplinari contro i magistrati, nonché riforme urgentissime contro le pubblicazioni e le manette 'facili'. E figurarsi gli alti lai delle vergini violate se una conduttrice della Rai desse del 'mostro' a un tangentaro preso con le mani nel sacco: sparirebbe dal video per sempre".
Certo, il discorso di Travaglio è paradossale: usa il garantismo nei confronti del killer di Senago per rimarcare, come a suo giudizio, il garantismo esista soltanto per colletti bianchi e uomini di potere. Ma questo non diminuisce la sorpresa: il re dei forcaioli che invoca la presunzione d'innocenza per un omicida reo confesso, per il mostro di Senago. E a Travaglio, infine, facciamo notare come la pubblicazione di chat e verbali sul caso di Senago sia strettamente attinente alla vicenda di cronaca in sé. Insomma, è tutt'altro discorso pubblicare intercettazioni e stralci di verbali che filtrano dalle procure e che con le vicende in esame hanno ben poco a che spartire, se non la possibilità di ricoprire di fango il nemico di turno. Travaglio ne sa qualcosa?
Il riferimento è a Mara Venier che durante Domenica In si è rivolta alla mamma di Alessandro dicendo senza troppi giri di parole: "Sì, suo figlio è un mostro". E, premettendo che "se uno confessa un delitto così efferato sepolto da una montagna di prove, ciascuno è libero di giudicarlo come crede". bisogna "interrogarsi sul motivo profondo del surplus di accanimento verbale, mediatico, voyeuristico che accompagna queste efferatezze".