Bacchettoni
Vittorio Feltri clamoroso su Lucia Annunziata: "Non capiamo più un c***"
È noto che il linguaggio di una nazione ne rispecchia gli umori. Infatti le parole non nascono nelle Accademie ma sorgono dal popolo che le inventa e le usa per esprimersi nel modo più efficace. Pertanto è inutile fare la guerra al dizionario nel tentativo velleitario, tipico della sinistra, di modificare il modo comune di esprimersi della gente. Recentemente Lucia Annunziata, che tiene in tv una rubrica, si è lasciata sfuggire un vocabolo considerato volgare benché sia il più usato dai cittadini: cazzo. Capirai che scandalo. Eppure la giornalista colta in fallo (il fallo è sinonimo di caz***o) è stata a lungo vituperata.
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Di lei si sono occupati perfino i giornali scandalizzati per così poco, quando anche nelle redazioni, che si considerano padrone della lingua, il termine caz***o gira in abbondanza di bocca in bocca, senza suscitare reazioni, men che meno stupore e indignazione. Adesso, per dimostrare che ho ragione, citerò vari esempi da cui si evince che esistono almeno cinquanta sfumature di caz***o che colorano le conversazioni della gente. Allora: sti caz***i (non mi importa), so un caz***o (non saprei), mo so’ caz***i (che problema), so’ pieno de quei caz***i (ho la testa piena di brutti pensieri), grazie al caz***o (lo so bene), e che caz***o (caspita), è arrivato un caz***o (non ho ricevuto nulla).
Con le citazioni potrei andare avanti tre pagine, ma mi fermo qui convinto che i lettori abbiano capito l’antifona. C’è poco da stupirsi, questo linguaggio oltre che scurrile è il più usato anche dai cittadini evoluti sul piano culturale. È inutile stracciarsi le vesti per un caz***o di niente, nel senso che questo orribile sostantivo ci è diventato addirittura familiare e tentare di eliminarlo dal nostro eloquio è un esercizio velleitario. I signorini del politicamente corretto se ne facciano una ragione, e sappiano che se in passato non avessimo avuto il volgare ora non avremmo neanche l’italiano, ma saremmo fermi al latino che, peraltro, mi piace di più. Basti pensare che il cazzo era definito asta virum. Altra classe. I nostri antenati avevano stile anche quando parlavano di cacca. Udite: vacuatio matutina bona tanquam medicina, vacuatio meridiana neque bona neque sana. Veramente non capiamo più un caz***o, ma ci diamo tante arie perché diciamo che il fro***o è un omosessuale, i travestiti sono liquidi, il negro è nero. Non ci rendiamo neanche conto di essere ridicoli quando evitiamo di distinguere la donna dall’uomo e facciamo casino con le vocali. Speriamo che l’Accademia della Crusca ci metta una pezza.