E non paga...

PiazzaPulita, Chloe Bertini: "La protesta deve essere insopportabile"

Francesco Specchia

«Il monumento apre le braccia e ti stringe contento/il monumento è la parola nel vento», cantava il talentoso Peppe Voltarelli. Il quale, sulla scia di Jacques Brel, si cullava in un’Italia gravida di 3.400 musei, 2.100 parchi archeologici e 43 siti Unesco. Ecco. Dovremmo chiedere a Corrado Formigli di far ascoltare Il monumento di Voltarelli, inno alla nostra bellezza, a tal Chloe Bertini. Ossia a quell’attivista giovane dalle sinapsi aggrovigliate quanto le trecce, dura e pura del collettivo anarcoide Ultima generazione, che in diretta a Piazza Pulita ha dichiarato guerra al patrimonio artistico italiano.

Bertini, ospite nel talk di La7, è una di quelle iene combattenti tinte di verde che, di mestiere, imbrattano a bella posta siti, statue, palazzi, quadri nei musei. Lo fanno per protestare contro i cambiamenti climatici, i governi inerti verso l’inquinamento ed altre amenità di cui mi sfiggono i dettagli ma saranno senz’altro importantissime. La ragazza, alla notizia delle super-multe fino a 60mila euro varate dal nuovo decreto governativo ha pensato bene, in diretta, di confessare di aver violato la legge e di voler continuare a farlo: «Ho preso una multa per le mie azioni a piazza di Spagna. Non ho pagato. Non pagheranno i miei genitori. So che questi debiti avranno un impatto sul mio futuro. Ma quale futuro avremo?». Alché il conduttore Formigli, preoccupandosi giustamente più del presente che del futuro, le ha fatto notare che esistono altri modi per protestare e raccontare le proprie posizioni. «D’altronde le persone si incazzano nel vedervi rovinare le nostre opere», ha commentato Corrado. Eccezione dalla logica inoppugnabile.

PROTESTA INSOPPORTABILE
Ma Chloe s’è inalberata: «La protesta non deve essere sopportabile. Deve essere impossibile da ignorare. Chiedo alle persone di silenziare questa polemica sul metodo. Continuerò a fare tutto quello che è necessario per ottenere un cambiamento». E di solito qui, ogni militante green che si rispetti, per un riflesso pavloviano spacciato per libero pensiero, cita o Gandhi, o la lotta delle «suffragiste» (in era per-politically correct le chiamavamo «suffragette») ola sfida di Rosa Park sugli autobus dei bianchi in Alabama: ché non si capisce bene cosa c’azzecchino con lo sfregiare l’arte, ma detto così suona molto figo. Comunque la Chloe poi precisa a Formigli: «Farò tutto quello che è necessario in maniera non violenta per ottenere un cambiamento, ci stanno togliendo la cosa più preziosa che abbiamo, la vita».

Intanto però gli attivisti nelle ultime settimane hanno tolto vita, dignità e bellezza: alla Barcaccia e Palazzo Madama a Roma, al Palazzo Vecchio di Firenze, alla statua equestre di Vittorio Emanuele davanti al Duomo di Milano. Quest’ultima è stata striata di vernice indelebile. Per un danno da più di 50mila euro che ovviamente pagherà il Comune di Milano, cioè noi; a meno che il sindaco Beppe Sala, che so pure lui incazzatissimo, non sfidi la parte sinistra dei suoi elettori e non si costituisca parte civile.

Tutti questi monumenti, ma anche i precedenti e i prossimi, vengono imbrattati vergognosamente in atti teppistici che nulla hanno d’eroico e assomigliano più a quelle challenge via Internet in cui si lasciano cadere ragazzetti cretini spesso di buona famiglia.

Punire chi imbratta la cosa pubblica è un’azione che dovrebbe essere trasversale nella sua banalità. Eppure, oplà, ecco che l’ideologia è pronta a saltare in testa e imbrattare i pensieri. Il portavoce del collettivo Ultima generazione Simone Ficicchia afferma che tutti sono rimasti: «Molto sorpresi nel vedere una maggioranza che invece di occuparsi della crisi climatica è sempre più attiva nel promuovere leggi ad hoc per punire azioni non violente da persone preoccupate per il futuro di tutti». E afferma che continueranno ad imbrattare, finanche dal carcere.

Il Movimento 5 Stelle la giudica una mossa frutto della propaganda. Debora Serracchiani del Pd, invece di mazzuolare gli eco-vandali, parla di «grottesca» azione del governo: «Peccato che a inizio 2022 sia entrato in vigore il ddl Franceschini-Orlando che ha introdotto nuove fattispecie di reato contro il patrimonio culturale e che, in particolare, punisce la distruzione, la dispersione, il deterioramento, il deturpamento, l’imbrattamento e l’uso illecito di beni culturali o paesaggistici». Vero. Ma peccato che le nuove fattispecie non abbiano funzionato. Come non si applicano a dovere l’art 518 cp, e il 639 cp che prevede una multa fino a 100 euro per chi «deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui». Non hanno sortito grandi effetti. Quindi, forse, serviva un deterrente ulteriore e più veloce (e perché no? Più propagandistico: gesto contro gesto).

DASPO CULTURALE
Ora, il problema è di giustizia sociale oltre che di assolutezza giuridica. La suddetta Chloe afferma fieramente di voler violare la legge in una «protesta che dev’essere insopportabile»? Ok. Ma allora dev’essere insopportabile anche la pena. E, data l’incertezza – e l’inadeguatezza- dei soggiorni carcerari, quella pecuniaria resta la più insopportabile possibile: «Da 20 a 60 mila euro», più sanzioni penali, per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano «in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali». Come dice il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, «chi danneggia deve pagare in prima persona». Il Foglio, sottolinea che «il ddl, ove mai venisse convertito in legge, potrebbe istituire anche una specie di Daspo culturale, un distanziamento sociale per i molestatori seriali di monumenti». Il Foglio ironizza, ma è un’ottima idea. Gli idioti potrebbero assottigliarsi e non sarà il monumento «parola del vento»...