Vaneggiamenti
La Stampa, per Giannini la Lega di Salvini in Friuli... ha perso
Non si smette mai di imparare. Eravamo tutti convinti chele elezioni amministrative in Friuli Venezia Giulia fossero finite con il trionfo del centrodestra, che ha confermato il presidente uscente, il leghista Massimiliano Fedriga, con il 64,2% dei consensi e la disfatta dell’asse Pd-M5S-Sinitra-Verdi, il cui candidato si è fermato al 28,5, quasi 36 punti percentuali sotto. Per gli appassionati, ricordiamo che la Lega è risultato il partito più votato (19%), seguito da Fdi (18,1) e lista Fedriga Presidente (17,7). Solo quarto il Pd con il 16,6% mentre i grillini si sono fermati al 2,4, sotto gli autonomisti di sinistra (6,3), i no vax (4) e perfino la strana coppia Calenda-Renzi (2,7). Questo ci era sembrato di capire dalla semplice lettura dei dati, senza aggiungerci del nostro.
Poi abbiamo letto La Stampa, lo storico quotidiano della borghesia piemontese e dei suoi gloriosi colletti bianchi, quelli della marcia antisindacale dei quarantamila che a Torino, nel 1980, chiedevano di lavorare anziché scioperare. E abbiamo avuto la sensazione di essere teletrasportati nel tempo e nello spazio, come fossimo precipitati a Sofia, Bulgaria, nel 1970.
DOPPIO DERBY - “Friuli, valanga Fedriga: oscurati Lega e Fdi. Sparisce il Terzo Polo, superato dai no vax”, riportava il titolo in prima pagina. Insomma, la tornata elettorale è stata raccontata non come quello che era, una sfida tra la coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra, ciascuna con il proprio candidato, ma come un grande doppio derby, tra la Lega e il suo governatore e tra questo blocco e Fdi, più un piccolo derby tra sfigati, i no vax e Calenda. Quanto al disastro dell’accoppiata giallorossa, con i partiti della Schlein e di Conte che, sommati, fanno come la Lega da sola senza la lista Fedriga, è stato “oscurato”, per usare un termine caro al quotidiano bolscevico-sabaudo, non se ne fa cenno non solo in prima pagina, ma neppure all’interno del giornale, come se il centrodestra avesse corso contro se stesso, Calenda e qualche matto no vax.
Sia chiaro, qui non si vuole dare lezioni a nessuno e tutti sono liberi di interpretare la realtà come credono. Tuttavia, omettere dal racconto la metà dei fatti non è opera interpretativa bensì manipolatoria. Colpisce che a farlo sia lo stesso giornale che da una settimana chiede in maniera parossistica le dimissioni del presidente del Senato per aver detto che l’attentato comunista di via Rasella che diede origine alla rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine non fu una pagina nobile della Resistenza partigiana (osservazione perfino banale), aggiungendo in maniera chiaramente caricaturale che i soldati tedeschi che furono ammazzati erano «una banda di mezzi pensionati» (provocazione sopra le righe per la quale La Russa si è scusato pubblicamente). Chi infatti accusa gli altri di mettere a rischio i principi costituzionali con “vergognose menzogne” dovrebbe usare estrema attenzione nel maneggiare la Carta, cercando di non confondere la libertà di stampa garantita dall’articolo 21 con la libertà della Stampa di sostenere quel cavolo che le pare anche se è molto distante dalla realtà certificata dai numeri.
In particolare, non ci vuole un genio per capire quello che è successo in Friuli Venezia Giulia. Alle elezioni Politiche dello scorso settembre, molti sostenitori della Lega nel Triveneto, non soddisfatti da come Salvini aveva guidato il partito nell’ultimo anno, avevano deciso di dare un segnale al Capitano, votando per il partito della Meloni, che si era arrampicato fino al 32%.
I SODDISFATTI - Dopo sei mesi, molti di quelli elettori, evidentemente soddisfatti dell’azione di Salvini al governo, hanno deciso di tornare a votare Lega, anche perché il partito ha una lunga tradizione di ottimi amministratori sul territorio e il candidato presidente è un tesserato del Carroccio da quando aveva quindici anni, e così una parte di voti di Fdi è tornata da dove era venuta. Questo senza sconquassare gli equilibri del centrodestra ma semplicemente consolidando la crescita di Fratelli d’Italia e restituendo ai leghisti quello che avevano sempre avuto, ovverosia la maggioranza sul territorio. Quanto al disastro della sinistra. Lo ha spiegato la candidata che strizzava l’occhio ai no vax, Giorgia Tripoli, di Liberi Insieme: in questa terra le persone vogliono lavorare e non gradiscono avere sulla testa incapaci e supponenti che pretendono di dirgli cosa fare. Ecco perché gli sponsor del reddito di cittadinanza e gli esponenti di una sinistra sempre più ideologizzata e chiusa non hanno avuto successo. Quanto al Terzo Polo, che da queste parti è il sesto o il settimo, quindi meno di un’intenzione: il Friuli Venezia Giulia non ama i chiacchieroni e quelli che si credono più bravi degli altri ma non hanno neppure l’educazione per non darlo a vedere perfino quando si soffiano il naso.