Parole chiare

Vittorio Feltri, l'amara rivelazione: "Se mio figlio fosse gay..."

Vittorio Feltri

Quando ero adolescente avevo scoperto nella mia città, Bergamo, che esisteva un cinema, Santa Orsola, che  praticava prezzi bassissimi, 60 lire, il costo di un gelato. Si diceva fosse frequentato da parecchi omosessuali, una specie di ritrovo di diversi, come si usava definirli un tempo abbastanza lontano. Avevo all’epoca un amico che non disponeva di molto denaro e frequentava quella sala cinematografica pur non essendo un invertito, per usare ancora il linguaggio tipico dell’epoca. Un giorno, scherzando ma non troppo, chiesi al mio compagno: ma non hai paura, frequentando quel locale assiduamente, che qualcuno ti sodomizzi? Lui ridendo mi rispose: neanche per sogno, se proprio succedesse stringerei le chiappe e porterei l’abusivo in Questura.

 



Raccontata ora questa storia non ha molto senso, però negli anni Cinquanta l’omosessualità costituiva reato e veniva punita dalla legge. Oggi ovviamente non è più così, i ragazzi che fanno sesso tra loro non li puoi nemmeno chiamare froci e neppure checche. Il linguaggio politicamente corretto imposto dai progressisti al massimo ti concede il termine omo. Infatti hanno vinto loro, appunto gli omosessuali che non si vergognano più di essere tali, anzi se ne vantano, si rivelano senza arrossire e guai se osi pronunciare una battuta scherzosa. Immediatamente passi per retrogrado e buzzurro, addirittura razzista. I gusti sessuali non si possono più discutere.

 



Nei giorni scorsi il presidente del Senato, Ignazio La Russa, in tv è stato interrogato dalla conduttrice sul tema di questo articolo: Scusi senatore, ma se lei avesse avuto un figlio gay, come avrebbe reagito? Risposta, gli avrei voluto bene lo stesso ma con imbarazzo, come semi avesse rivelato di essere milanista. La Russa, che è spiritoso ma interista, se l’è cavata bene. Ciononostante è stato aspramente criticato. Secondo i baluba della sinistra egli avrebbe dovuto manifestare un altro sentimento, qualcosa di simile alla gioia. Roba da matti. Io non deploro gli invertiti, meglio, non chiedo mai alla persona che ho davanti se preferisce coricarsi con un lui o con una lei. Non me ne importa un fico secco. Ma se mio figlio Mattia mi avesse confessato di essere ric*** non avrei certo brindato, ben sapendo che la diversità non è sorella della felicità. Il problema sarebbe stato suo e non mio. Anche se le complicazioni di un famigliare alla lunga complicano anche la tua vita. E non c’è bisogno di approfondire la questione.